Esce dal carcere il carabiniere complice dei rapinatori: per lui detenzione domiciliare
Dopo quasi cinque mesi di carcere è stato messo ai domiciliari l’appuntato dei carabinieri Ennio Serino, 36 anni, arrestato il 4 dicembre scorso con l’accusa di concorso nella rapina messa a segno qualche mese prima, a maggio, in danno di due cinesi, marito e moglie. Valutata l’istanza di scarcerazione presentata dall’avvocato Giuseppe Nicolosi, difensore del carabiniere (parere contrario dei sostituti Lorenzo Gestri e Massimo Petrocchi, titolari dell’inchiesta), il tribunale ha disposto l’alleggerimento della misura cautelare anche in considerazione dei provvedimenti contro il coronavirus che suggeriscono, quando possibile, restrizioni diverse dalla detenzione in carcere.
Leggi anche «Un cecchino per chi canta “Bella ciao”», bufera sul Brigadiere dell’Arma consigliere comunale
Serino, in forza alla sezione radiomobile del comando di via Picasso, fu arrestato insieme ad altre due persone: Vincenzo Russo, 45 anni, e Giuseppe Zanfardino, 41, entrambi campani come il militare ed entrambi venditori ambulanti di frutta e verdura nella zona del Macrolotto 0. Arresti che si sommarono a quelli di qualche settimana prima quando a finire nei guai furono Michele Langella Esposito, 60 anni, Antonio D’Avino, 38, e Giuseppe Riano, 33, anche loro della Campania, considerati autori materiali della rapina.
Leggi anche Polizia, FESI 2019: va pagato subito, estendere indennità di controllo del territorio
L’inchiesta dei sostituti Gestri e Petrocchi avrebbe ricostruito la rapina compiuta nell’abitazione della coppia di cinesi – lui imprenditore – alla quale il carabiniere avrebbe preso parte come basista. Sarebbe stato lui – sostengono gli investigatori – a individuare le vittime e a decidere il giorno per portare a termine il colpo sulla base delle informazioni in suo possesso secondo cui nella casa della coppia ci sarebbero stati tra gli 80 e i 100mila euro in contanti. A mettere in collegamento il carabiniere con i tre esecutori materiali della rapina, sarebbero stati i fruttivendoli. I rapinatori si fecero aprire la porta ed entrarono nella casa dei cinesi fingendosi carabinieri con tanto di pettorina, paletta e decreto di perquisizione. La rapina fruttò molto meno del previsto, circa 11mila euro e questo – dicono le indagini – generò una discussione nel gruppo. A smascherare il sodalizio fu una telecamera nascosta nell’abitazione delle vittime che riprese tutta la scena. Determinante, poi, il lavoro dei carabinieri che hanno portato avanti gli accertamenti sul loro collega fino all’arresto.
Redazione articolo a cura di Notizie di Prato