Ecco il piano del Ministro dell’Interno sulla sicurezza: “Più forze di polizia e più giovani sul campo”
Archiviata la leva della paura, lo sforzo è fare in modo che i cittadini abbiano “fiducia nello Stato che li difende”. Più forze di polizia e più giovani sul campo, investimenti per le periferie, non ronde ma sì al controllo di vicinato “con intelligenza”. E rispetto della legalità, sempre. Ecco la strada imboccata dal ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, che accetta di parlarne come capo del Viminale ma anche con lo sguardo di ex prefetto.
L’insicurezza percepita galoppa oltre la verità delle statistiche, altrimenti non si spiega il senso di paura nonostante i reati siano in calo (eccetto i femminicidi).
“I dati rassicurano. Dal 2015 gli indici sull’andamento della criminalità sono in calo e, anche a Milano, Bologna e Firenze, sono in costante diminuzione il numero dei delitti commessi (-5,8%, -10,5, -4,5 nei primi 9 mesi del 2019). Ma la percezione della sicurezza fa leva su circostanze capaci di sollecitare reazioni emotive. E qui entra in gioco l’importanza di gestire gli spazi urbani con un approccio sinergico di tutte le istituzioni”.
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Che cosa può fare il governo?
“Dobbiamo rispondere non solo mettendo in campo più forze di polizia, ma anche sollecitando politiche locali di manutenzione del territorio: strade illuminate, negozi accesi anche di notte, trasporti pubblici efficienti, iniziative culturali capaci di coinvolgere i giovani, e non solo, nelle aree più problematiche, associazionismo per sviluppare una fitta rete attiva sui territori. Tutto questo contribuisce a produrre un effetto rassicurazione, aumentando nei cittadini la percezione di sicurezza”.
Quando era al suo posto, Salvini impostò tutto sulla paura. Lei che eredità vorrebbe lasciare?
“A me piace pensare che i cittadini, più che paura, abbiano piena fiducia nello Stato che li difende. Il ministero dell’Interno è il garante delle libertà dei cittadini, che in esso devono trovare un interlocutore autorevole e credibile. La tutela delle nostre comunità è la nostra mission”.
Come prefetto di Milano coinvolse tutti nel protocollo sulle ‘sentinelle del territorio’, di fatto ronde, attive nelle segnalazioni per la sicurezza. Esiste un modello Milano?
“Non si trattava di ronde – non ammesse nel nostro sistema – e in quell’occasione dissi ‘Nessuno si potrà far giustizia da solo’. Pur essedo favorevole alle iniziative che, con intelligenza, si muovono nell’ottica di sicurezza partecipata, fui chiara nel definire gli ambiti d’azione dei gruppi di controllo di vicinato, quando, nel luglio 2018, da prefetto di Milano, partecipai alla presentazione del protocollo ’Progetto controllo del vicinato’. I cittadini potevano segnalare le situazioni di degrado o criticità sociale alle autorità competenti per consentirne l’intervento. Numerose sono le iniziative, di alto valore civico, analoghe a quella di Milano. Solo nel 2019 sono stati stipulati 14 protocolli di controllo di vicinato e altri 4 saranno a breve sottoscritti”.
Le situazioni di illegalità vanno comunque disinnescate? E il rispetto della legalità viene prima dell’accoglienza?
“Il rispetto della legalità va sempre garantito e le sentenze della magistratura comunque eseguite. Ma un prefetto che opera sul territorio svolge anche un ruolo decisivo nella prevenzione dei conflitti sociali e deve poter agire con il supporto degli enti locali per evitare che l’assenza o l’insufficienza delle strutture di accoglienza provochino emergenze sociali ancora più gravi”.
Nelle città servono più forze dell’ordine? Nonostante i fondi stanziati nel decreto fisco, il ricambio di personale conseguente allo sblocco del turn over degli agenti non è ancora stato completato.
“In questi anni le forze di polizia hanno subìto una consistente contrazione a causa del blocco del turn over che ha comportato anche l’innalzamento dell’età media dei nostri operatori sul territorio. Abbiamo cominciato a porvi rimedio. Tra gli obiettivi prioritari c’è l’abbassamento dell’età media degli operatori, una più rapida immissione in servizio di nuove risorse umane, l’aumento della dotazione organica dei ruoli di base. È appena stato ridisegnato l’intero comparto degli uffici territoriali della polizia di Stato. Abbiamo anche definito il numero delle cosiddette questure ‘di particolare rilevanza’ che avranno ordinamento differenziato”.
Lei è cresciuta nella ‘macchina’ del Viminale: prefetto a Venezia e Milano e capo di gabinetto bipartisan. È stato più difficile in quanto donna?
“La ‘macchina’ del Viminale l’ho conosciuta direttamente per la prima volta 40 anni fa. Era un altro secolo, ma le donne nell’amministrazione già iniziavano a conquistare le prime posizioni di responsabilità. Oggi dico con orgoglio che nell’amministrazione civile dell’Interno le donne rappresentano il 66%, il 57% nella carriera prefettizia. Io ho cercato di coniugare i miei doveri di madre con l’impegno istituzionale. Anzi, ho sempre trovato nella famiglia la forza, l’equilibrio e il sostegno per svolgere al meglio le mie funzioni e, ora, le mie responsabilità di titolare del Viminale”.
Ministro Lamorgese, a Roma avete attivato una task force, ma come si gestisce la piaga dello spaccio in aumento anche nei centri minori? A Bologna, per esempio, coincide con la cittadella universitaria.
“Mi lasci dire che il tema droga va affrontato unendo tutte le risorse: scuola, famiglia, istituzioni per poter incidere su diversi aspetti, da quello culturale, a partire da un approccio sano al divertimento, alla prevenzione messa in atto dalle forze di polizia sia nel contrasto del traffico internazionale sia per arginare la piaga dello spaccio. Situazioni degradate agevolano il diffondersi dell’illegalità”.
Lo spaccio è gestito sempre di più dai ’pesi piuma’, giovani, improvvisati…
“La risposta, per essere incisiva, deve essere modulata sulla base delle diverse esperienze maturate a livello locale. Sto assicurando la mia presenza nei comitati provinciali che si tengono in prefettura – presto sarò anche a Firenze e Bologna – per dedicare un’attenzione particolare alle problematiche emergenti”.
Ma esiste anche la cosiddetta ‘illegalità socialmente accettata’: una violenza urbana inaudita, come nell’omicidio di Luca Sacchi a Roma. In quel caso, la madre di uno dei ragazzi accusati si è schierata con la legalità, ma non crede che invece ci sia troppa indifferenza al rispetto delle regole?
“Quella che lei definisce ‘illegalità socialmente accettata’ è una questione delicata su cui abbiamo il dovere di prestare la massima attenzione perché induce soprattutto i giovani a non distinguere più il bene dal male, a perdere o, meglio, a non acquisire mai, la consapevolezza delle proprie azioni”.
Come aiutare i genitori ad aiutare i figli?
“Il gesto della madre di uno dei due ragazzi accusati dell’omicidio di Luca Sacchi – come quello di tanti altri che compiono scelte difficili e dolorose per proteggere i figli – assume un alto valore simbolico, proprio perché rappresenta una condanna netta dell’illegalità e del relativismo morale, riproponendo un modello di vita ‘dentro le regole’. A questi genitori che si rivolgono allo Stato, le istituzioni e la società civile hanno il dovere di assicurare protezione, solidarietà e, se necessario, assistenza psicologica”.
Da madre, oltre che da ministro, non pensa sia arrivata l’ora di lanciare una campagna anti-droga?
“Da tempo la politica si cimenta nel dibattito sulla liberalizzazione delle droghe leggere. lo credo che la società e i profili dei consumatori di droga stiano cambiando velocemente. Dobbiamo puntare sull’informazione da dare ai nostri ragazzi. I pericoli sono molti: dal ritorno massiccio nelle piazze di spaccio dell’eroina di bassa qualità a prezzi stracciati, alle droghe leggere addizionate da agenti chimici che possono produrre anche gravi danni neurologici sui consumatori più assidui”.
Il governo che precede il suo congelò i fondi per le periferie. Andrebbero ripristinati?
“È fondamentale investire in misure che consentano di raggiungere il delicato equilibrio politiche di sicurezza-vivibilità dei luoghi, che passa anche attraverso efficaci politiche di integrazione e inclusione sociale”.
Redazione a cura di Marcella Cocchi per il Quotidiano.net