DIVISE CONTRO CUCCHI. LO STATO FINANZIA IL FILM CON 600.000 EURO
Il film sulla morte di Stefano Cucchi, “Sulla mia pelle”, diretto da Alessio Cremonini e presentato al Festival di Venezia, scatena polemiche a non finire. Sia per la notizia (confermata al Tempo dal produttore) che la pellicola è stata finanziata per 600mila euro dallo Stato, sia perché – fanno notare carabinieri, poliziotti, agenti della Penitenziaria in alcune note inviate al nostro giornale – si manda in giro per il mondo una storia controversa, con molti punti oscuri e soprattutto non definita processualmente ma che anzi, fin qui, ha visto sempre sentenze favorevoli agli imputati.
Il primo a tuonare è il Cocer dei carabinieri, l’organo di rappresentanza, che in una nota fa presente «di non aver visto e di non aver alcuna intenzione di vedere il film, per cui nessun commento può essere fatto sul contenuto. Di contro – aggiunge – ci sarebbe da indignarsi se si accertasse che lo stesso è stato prodotto con il contributo dello Stato.
Infatti apparirebbe alquanto strano che, con un processo ancora in corso per appurare la verità, organi dello Stato abbiano finanziato un film che sposta in una sala cinematografica un processo che proceduralmente, in uno stato di diritto, andrebbe svolto in grado di tribunale. La presunzione di innocenza è un istituto del passato o è ancora sancito dalla nostra costituzione?
La pellicola sulla morte del trentunenne romano, come detto, è stata presentata ieri alla mostra del cinema di Venezia e concorso nella sezione orizzonti e sarà nelle sale con Lucky Red e contemporaneamente sul Netflix il 12 settembre, dopo aver preso 600.000 € di contributi statali come opera prima, conferma uno dei produttori Andrea Occhipinti. All’anteprima al Lido era presente anche la sorella di Cucchi, Ilaria, che ha dedicato il film a Salvini e a tutti coloro che si auguravano e continuano ad augurarsi che di questa storia e di tante storie come le nostre non se ne parli più. Il Lungometraggio interpretato da Alessandro Borghi Jasmine Trinca racconta gli ultimi sette giorni vita di cucchi. Dall’arresto avvenuto il 15 ottobre del 2009 per detenzione e spaccio di stupefacenti e la sua morte esattamente la settimana dopo durante la custodia cautelare nel reparto di medicina protetta dell’ospedale Sandro Pertini. Per questo decesso sono stati prima mandati a giudizio medici, infermieri, agenti penitenziari, tutti assolti tra il 2015 e 2016. Ora di processo ne è in corso un altro nei confronti di cinque carabinieri, tutti accusati di omicidio preterintenzionale, abuso di autorità, altri due di falso e calunnia.
Il film denuncia che ci sono state delle responsabilità e una situazione di allerta su più fronti. Non lo mostra, ma fa capire che a ridurre Cucchi in quello Stato furono i carabinieri che lo arrestarono. Condotto in una stanza da 3 militari dell’Arma, subito dopo si vede infatti uscire il giovane con il volto tumefatto, claudicante e senza riuscire bene a parlare. Nel corso della pellicola si scopre poi che ha due vertebre fratturate ed un enorme livido sulla schiena nella zona sacrale.