Difesa, una cuccia da 4mila euro per il cane del Capo di Stato Maggiore
Il generale Vecciarelli, nato a Colleferro (Roma) nel 1957, è stato nominato Capo di Stato Maggiore della Difesa nel novembre 2018. In precedenza , dal 2016, era stato Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica. Nel 2003 ha comandato in Iraq il primo contingente aeronautico della Base aerea di Nassiriya. In un articolo del Fatto Quotidiano a firma di Toni De Marchi, emergono alcuni particolari riguardo una “lussuosa” cuccia per il cane.
“E’ un recinto piuttosto anonimo, tra qualche palma non troppo in salute. Niente di lussuoso, ma certo in una location esclusiva nel pieno centro di Roma. Trecento metri a sinistra c’è il Quirinale, cento metri più a destra la caserma “maggiore Alessandro Negri di Sanfront” che ospita i corazzieri.
Il luogo è certamente uno dei più protetti e sorvegliati d’Italia, il palazzo che ospita, tra gli altri, lo Stato Maggiore della Difesa in via XX Settembre. Qui passa, non sempre, le sue giornate un inquilino illustre a quattro zampe, potremmo dire un gallonato, anzi il più gallonato d’Italia: il cane del generale Ezio Vecciarelli, capo di Stato maggiore della Difesa.
IL CORTILE è discreto, dà accesso direttamente all’ala di Palazzo Esercito che da non molto tempo ospita anche lo Stato maggiore della Difesa. Dall’inizio del 2019 in questo tranquillo e riparato angolo della Roma umbertina ha trovato frequente per quanto precario alloggio anche il miglior (suppongo) amico di Vecciarelli. Il generale è al vertice della Difesa italiana dal 6 novembre 2018.
Poco dopo, a dicembre, una ditta di Rignano Flaminio, la Az. Service L., riceve l’incarico di realizzare l’alloggio, diciamo così, di servizio per il comandante in capo a quattro zampe. Un alloggio sobrio, come si conviene alla dignità dell’occupante, senza troppi fronzoli così da non dare troppo nell’occhio.
Un po’ di riservatezza serve, alla fine questi palazzi proteggono i segreti più delicati della nostra Difesa. L’ordine per la costruzione dell’alloggio di servizio del nostro Fido-in-capo viene fatto secondo le regole del buon governo tramite il Mercato elettronico della Pubblica amministrazione, a trattativa privata.
Spesa totale: 4.250 euro, oltre al 22 per cento di Iva. La descrizione della commessa non parla esplicitamente della destinazione del manufatto da costruire. “Realizzazione nuova recinzione nell’area limitata presso il cortile n. 3 di Palazzo Difesa” si dice nell’ordinativo alla ditta.
Non è chiaro a che titolo il Fido-in-capo abbia titolo a una cuccia di servizio a spese dello Stato. Forse risulta “per trascinamento” del diritto all’appartamento di servizio che invece spetta sicuramente al generale Vecciarelli.
Al capo di Stato maggiore della Difesa viene assegnato un alloggio cosiddetto ASIR (alloggio di servizio di rappresentanza), uno dei soli sei sopravvissuti al taglio dei 55 lussuosi alloggi che venivano assegnati fino a pochi anni fa ad alcuni generali.
Tra l’altro è curioso notare come tra chi ha diritto a un alloggio di rappresentanza vi siano i capi delle Forze armate ma non il ministro della Difesa al quale spetta solo un alloggio cosiddetto ASI (alloggio di servizio connesso all’incarico).
LA DIFFERENZA è sostanziale:gli ASIR sono alloggi principeschi che arrivano anche a 500 mq di superficie e buona parte delle spese, compreso il personale domestico e di pulizia, sono a carico dello Stato.
Gli altri (come quello assegnato all’ex ministra grillina Elisabetta Trenta che ha provocato tanto scandalo) sono normali appartamenti senza ulteriori benefit. Tra le spese a carico della collettività, tuttavia, non risulta ci sia anche il recinto per il cane.
I decreti e le circolari che regolano gli alloggi di servizio non ne fanno cenno. In realtà le norme non consentirebbero neppure ai militari di portare i propri amici a quattro zampe sul posto di lavoro.
Ma alla Difesa ricordano come un altro capo di stato maggiore, l’ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, si facesse spesso accompagnare dal gatto che aveva l’abitudine di zampettare sul tavolo delle riunioni.
Chissà, forse anche il trasportino del micio era a carico del bilancio della Difesa. P.S. La Difesa, interpellata con una email inviata al capo dell’Ufficio comunicazione, generale di brigata Vincenzo Romano, per avere conferma di quanto riportato è rimasta senza risposta. Una vecchia, brutta abitudine dei militari.