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Crosetto: “Difendere l’Europa è un dovere, non un costo” – Masiello: “Servono forze pronte, non teorie”

Il 500° anniversario della Battaglia di Pavia diventa laboratorio per l’Europa

Al Castello Visconteo di Pavia, il luogo simbolo della vittoria che nel 1525 cambiò gli equilibri europei, si è aperta la quarta edizione del convegno “La Battaglia di Pavia e il futuro della difesa europea (1525–2025)”, organizzata da Aspen Institute Italia con la partecipazione della Fondazione Banca del Monte di Lombardia, Leonardo, Intesa Sanpaolo, Comune e Università di Pavia.
L’evento, introdotto da Giulio Tremonti, presidente di Aspen, e da Marta Dassù, ha visto alternarsi esponenti del governo, della NATO, dell’industria della difesa e dei vertici militari europei.

Dalla celebrazione storica all’analisi del presente, la discussione ha assunto toni sempre più concreti. Il nodo emerso fin dalle prime battute: l’Europa rischia di arrivare in ritardo nella costruzione di una difesa comune mentre altri attori globali, dalla Cina agli Stati Uniti, avanzano rapidamente.


Tremonti: “Difesa e allargamento, due facce della stessa Europa”

Giulio Tremonti ha aperto i lavori ricordando il significato di Pavia come “game changer” della storia europea e della natura della guerra. La riflessione si è spinta sul terreno politico:

“L’allargamento dell’Unione è sempre stato da ovest verso est, ma oggi il rischio è quello opposto: l’allargamento di Putin da est verso ovest. È il momento di accelerare e includere tutti gli Stati europei che condividono i nostri valori.”

L’ex ministro dell’Economia ha rilanciato la proposta, già formulata nel 2003, di Eurobond per la difesa: un modo per finanziare sicurezza e crescita, superando la retorica dei bilanci pubblici. “Oggi – ha osservato – anche chi un tempo bloccava quell’idea la sostiene: le idee giuste camminano, magari in salita.”


Pontecorvo (Leonardo): “Le guerre si fanno con i byte, non solo con i bullet”

Nel suo intervento, Stefano Pontecorvo, presidente di Leonardo, ha riportato il discorso sulla concretezza industriale e tecnologica.
Ha tracciato una mappa precisa delle materie prime critiche – vanadio, molibdeno, tungsteno, gallio, titanio – di cui l’Europa dipende quasi interamente dalla Cina: “Il 70% del vanadio, l’83% del tungsteno, il 90% del gallio arrivano da Pechino. Senza di essi, non facciamo cannoni, satelliti, radar.”

Un quadro geopolitico fragile, che mette a rischio anche il settore aerospaziale e della difesa. Pontecorvo ha ricordato come Leonardo investa oltre 2 miliardi l’anno in ricerca e sviluppo, sottolineando che “ogni euro investito nel settore genera tre euro di ritorno economico complessivo”.

Poi l’avvertimento: “Le guerre non si combattono più solo con i proiettili, ma con i byte. Un treno che si ferma o un blackout possono essere effetti di un attacco hacker. Il nostro centro cyber affronta 80 attacchi al giorno, uno ogni 20 minuti.”
Ha quindi richiamato la dottrina Gerassimov e la nuova dimensione della “sicurezza globale”: energia, acqua, cibo, dati.
L’industria, ha concluso, deve puntare su interoperabilità e cooperazione europea: “Contesti multidominio in cui ogni assetto – aereo, terrestre, spaziale – dialoghi con gli altri in tempo reale. Nessun Paese può farcela da solo.”


Crosetto: “Senza difesa non c’è futuro. L’Europa deve camminare con le proprie gambe”

Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha aperto la sessione istituzionale con un intervento denso e appassionato, tracciando un bilancio severo:

“L’Europa ha smesso di investire nella difesa, convinta che la protezione americana fosse eterna. Ma la storia è tornata, e presenta il conto.”

Crosetto ha ricordato come gli Stati Uniti, da Obama in poi, abbiano chiesto all’Europa di assumersi la responsabilità della propria sicurezza. “Non ci abbandoneranno, ma nessuno potrà difendere l’Europa se non l’Europa stessa.”

Il ministro ha denunciato la frammentazione dei sistemi nazionali: “Abbiamo ventisette eserciti, ventisette logiche di procurement, ventisette visioni strategiche che non comunicano. È un lusso che non possiamo più permetterci.”

Ha quindi invocato una “difesa comune europea autonoma ma complementare alla NATO”, e una visione strategica che unisca sovranità e cooperazione: “Mettere insieme ciò che da soli non possiamo sostenere, significa incarnare l’interesse superiore della nostra libertà.”

Poi la parte più diretta e drammatica:

“Oggi dobbiamo prepararci anche agli scenari peggiori: un attacco con droni su un aeroporto, un missile ipersonico su una città europea, un’offensiva ibrida nel cyberspazio. Pensarci non ci piace, ma è nostro dovere.”

Crosetto ha ricordato che la difesa “non è un costo, ma un’assicurazione sulla libertà”, e che “solo nell’equilibrio tra chi attacca e chi si difende c’è la pace”.
Ha chiuso con un passaggio di forte valore civile:

“Difendere l’Europa significa preservare un patrimonio di civiltà. Ci chiedono ogni giorno: tu cosa sei disposto a fare per la tua libertà? Dobbiamo tornare a farci questa domanda.”


Geoană (NATO): “Guerra permanente e asimmetrica, servono finanza e industria comuni”

L’ex vicesegretario generale della NATO Mircea Geoană ha parlato di una “guerra permanente e asimmetrica” che rende obsolete le vecchie categorie di pace e conflitto.
Ha citato l’episodio dei droni che hanno bloccato l’aeroporto di Monaco come esempio della vulnerabilità europea: “La Germania non ha ancora una legge per abbattere droni civili. È il simbolo di un’Europa che deve accelerare.”

Geoană ha lanciato un appello per creare una banca europea della difesa, sicurezza e resilienza, sostenuta da grandi istituzioni finanziarie internazionali: “Difesa e crescita devono diventare un tutt’uno. Non è spesa, è investimento nel futuro.”


Tripodi: “Difesa e diplomazia sono due facce della stessa moneta”

La sottosegretaria agli Esteri Maria Tripodi ha richiamato il valore della cultura della difesa come forma di deterrenza e responsabilità collettiva.

“Per anni abbiamo vissuto una narrativa quasi antimilitarista. Oggi dobbiamo capire che la difesa è un bene prezioso, parte integrante della nostra identità democratica.”

Tripodi ha sottolineato il ruolo del Mediterraneo allargato come spazio decisivo per la sicurezza europea e illustrato la logica del Piano Mattei per l’Africa: “Difendere creando opportunità, non solo schierando forze.”


Foti: “L’Europa deve smettere di vergognarsi della propria difesa”

Il ministro per gli Affari europei Tommaso Foti ha posto l’accento sul ritardo culturale dell’Europa occidentale: “Abbiamo costruito un continente che credeva nella pace perpetua e ha dimenticato che la libertà va difesa.”
Ha ricordato come, nonostante l’aumento degli investimenti da 180 a 300 miliardi in dieci anni, la spesa per la difesa sia stata vissuta “quasi di nascosto, come se fosse una vergogna”.
Ha quindi invitato a una comunicazione politica più trasparente e alla valorizzazione del principio costituzionale secondo cui “la difesa della patria è sacro dovere del cittadino”.


Masiello: “Servono forze pronte, non teorie”

Il momento più atteso è stato l’intervento del generale Carmine Masiello, capo di Stato Maggiore dell’Esercito.
Con tono diretto e pragmatico, ha spostato il dibattito sul terreno operativo:

“La guerra oggi non è più solo terreno, aria o mare. È uno spazio multidominio in cui ogni attore, dal soldato al satellite, deve essere connesso e pronto a reagire in tempo reale.”

Masiello ha insistito sulla necessità di “forze agili, interoperabili, addestrate congiuntamente” e su una pianificazione militare integrata europea. “Servono forze pronte, non teorie. La deterrenza si costruisce con la credibilità, non con i comunicati stampa.”

Ha definito l’attuale fase “un banco di prova storico” per l’Europa:

“Non possiamo limitarci a parlare di autonomia strategica. Dobbiamo costruirla ogni giorno, con risorse, formazione, industria e coraggio politico.”


Un continente alla prova della storia

Cinque secoli dopo la Battaglia di Pavia, l’Europa torna a interrogarsi sul proprio destino. Il convegno, più che una rievocazione, è stato un test di maturità strategica. Tra gli arazzi del Cinquecento e i droni del XXI secolo, il messaggio è netto: chi non investe nella propria difesa, rinuncia al proprio futuro.

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