Covid-19: Il SIM Guardia Costiera chiede misure a tutela dei militari del Corpo
Proprio nelle ore in cui la serietà del rischio di contagio incontrollato del coronavirus sembra prendere il sopravvento, questa Associazione sindacale ritiene opportuno richiamare le responsabilità dei datori di lavoro, in sinergia con i medici competenti, come già evidenziava la massima autorità sanitaria nazionale nei primi giorni di diffusione del virus in Italia con la circolare n° 25683 in data 12.02.2020.
In particolare, risultava evidente che particolari precauzioni andavano adottate per tutti i cittadini che lavorano con una platea potenzialmente indiscriminata di utenti; in questa categoria, con le peculiarità legate allo status, rientrano senz’altro i militari e fra questi, ognuno con caratteristiche non sempre equiparabili, perché con funzioni esclusive, come ad esempio se prendiamo in considerazione l’attivita ispettiva c.d. “Port State Control” sulle navi straniere che approdano in Italia, svolta, come noto, da un’aliquota altamente specializzata di militari del Corpo della Guardia Costiera o come quella tristemente famosa di salvaguardia della vita umana in mare svolta dagli equipaggi SAR (Search and Rescue) della Guardia Costiera.
Ebbene, si attendeva con impazienza che, a fronte di una sovraesposizione mediatica che per certi versi disorienta persino i massimi vertici nazionali in materia, ogni comandante datore di lavoro, senza troppi fronzoli, avrebbe provveduto con tempestività ad adottare le misure richieste dalla legge per tutelare la salute dei propri dipendenti, rivalutando singolarmente per ogni attività svolta dai militari della Guardia Costiera il rischio biologico connesso ai recenti casi di infezione da 2019 n-CoV: è indispensabile, infatti, un aggiornamento della valutazione del rischio biologico.
In particolare, questa Associazione sindacale, ritenendo un interesse primario l’adozione di contromisure atte ad assicurare la sicurezza del personale che per ragioni di servizio si trovi esposto al di fuori della sede di lavoro e a contatto con soggetti terzi, soprattutto se questi provengono da Paesi a rischio modo e/o comunque privi di adeguato monitoraggio della salute dei cittadini e di chi viaggia.
Ciò posto, le scarne informazioni disponibili sulle caratteristiche del virus in oggetto (modalità di trasmissione, periodi di incubazione e sviluppo della malattia, periodo di possibile contagio, sintomi ed effetti, persistenza dell’agente infettivo sulle superfici, trasmissibilità del virus da soggetti asintomatici, ecc…) e la temporanea impossibilità di inserirlo in uno dei gruppi di rischio di cui all’art. 268 D. Lgs. 81/2008, impongono, senza esitazione, l’urgenza di adottare un approccio proattivo al problema in essere.
A tal scopo, si ribadisce, nell’attività ispettiva a bordo delle navi italiane e straniere, i militari impiegati, sovente in team composti da due, tre o quattro Ufficiali/Sottufficiali per volta, accede a tutti i locali (di vita e di lavoro) delle navi e opera per diverse ore a bordo, a stretto contatto con i marittimi esecuzione delle esercitazioni e così via. Ebbene, il solo dato certo di quest’attività di servizio è che non possibile stabilire a priori se la nave possa considerarsi quale ambiente lavorativo sicuro per i militari coinvolti anche considerando la libera pratica sanitaria o addirittura la sanificazione della nave. Infatti, non è possibile stabilire sulla base di questi accertamenti la provenienza e lo stato di salute degli equipaggi o di altre persone che abbiano a vario titolo transitato a bordo (ospiti, tecnici, piloti, autorità di polizia e doganali, ispettori del carico, assicuratori, vetting, operatori portuali, ecc.).
Ultroneo elemento di incertezza è desumibile dalla circostanza che i marittimi spesso provengono da località ove non vi sono controlli sanitari adeguati o addirittura nulle (si pensi ad esempio ai marittimi imbarcatosi in porti africani o giunti a bordo transitando per aeroporti in giro per il mondo.
Tutto quanto sopra premesso, fino all’ urgente integrazione della valutazione del rischio, non potendo temporaneamente determinare ai sensi del suddetto D. Lgs. 81/08 alcuna azione mitigatrice del rischio di esposizione all’agente biologico di cui trattasi (ivi compreso il commisurato uso di eventuali DPI), si ritiene che l’unica contromisura allo stato adottabile per tutelare la salute dei militari del Corpo, sia quella di sospendere fino al 15 marzo l’esecuzione di servizi amministrativi non essenziali, quali quelli di Flag State Control (FSC) e Port State Control (PSC) che prevedano l’ispezione di navi all’ancora o all’ormeggio, a prescindere dalla presenza a bordo di casi sospetti o confermati e a prescindere dai luoghi di provenienza delle navi stesse e dei relativi equipaggi, ma anche le commissioni d’esame, le attività di sportello ed ogni altra attività svolta a contatto con l’utenza, regolamentando i servizi ritenuti essenziali attraverso l’adozione di adeguate misure e l’utilizzo di idonei dispositivi di protezione da parte del personale incaricato.
Diversamente opinando, nonostante la chiusura delle scuole, gli intollerabili untori dei propri pargoli potrebbero diventare proprio i loro genitori che lavorano nella Guardia Costiera.
La Segreteria Nazionale S.I.M. Guardia Costiera