CORPI SPECIALI IN CAMPO. POLIZIA PENITENZIARIA NEL MIRINO ISIS
(di Grazia Longo per il secoloXIX) – Le guardie penitenziarie nel mirino dell’Isis. Una mappatura capillare dei luoghi di aggregazione di tutte le città italiane. Spiagge sotto controllo. È triplice il campo d’azione di forze dell’ordine, gruppi speciali dell’esercito e intelligence. In tre distinte circolari ministeriali si ricostruisce la pianificazione del nostro paese per la prevenzione e immediata reazioni a possibili attentati terroristici. L’allerta è alta e non si vuole lasciare nulla d’intentato. A partire dall’allarme nelle nostre carceri.
Con una circolare del 22 luglio scorso, il Ministero della Giustizia pone l’attenzione ad «azioni ostili nei confronti di rappresentanti delle Forze dell’ordine, quali obiettivi da parte dello stato islamico». Se finora le prigioni erano monitorate perché ritenute «palestre» di allenamento e arruolamento di nuovi soldati del Califfato, ora finiscono sotto la lente d’ingrandimento per i pericoli che possono correre gli agenti di custodia.
«In particolare – si legge sulla circolare del ministero della Giustizia – tale Abou Mohammed Al Adnani, portavoce dello Stato islamico, in un video di rivendicazione di un attentato, tra gli altri menziona la scelta delle guardie penitenziarie come obiettivo da colpire». Il sospetto nasce da informazioni «acquisite in ambito di collaborazione internazionale». E ora c’è il timore che possa trovare «proseliti» nelle prigioni.
Di qui l’invito «a tutte le direzioni ed i servizi, anche se non dipendenti, ma dislocati nel proprio distretto a sensibilizzare tutto il personale di polizia penitenziaria, ma anche il restante personale a porre in essere ogni opportuna forma di attenzione e autotutela» senza trascurare tutti quei segnali che possano far presagire «azioni delittuose». Nella circolare del Viminale dello scorso 15 luglio, invece, si individuano le strategie per favorire tra le forze dell’ordine la «sensibilizzazione di misure di prevenzione e di un’accurata ricognizione degli obiettivi sensibili con particolare riguardo a quelli turistici».
Spiagge e litorali sotto stretto controllo, quindi, analogamente a punti «diplomatico-consolari, religiosi, commerciali, scolastici, culturali, ricreativi» ma anche «in ambito stradale, ferroviario, portuale, aeroportuale e di frontiera terrestre». E il ministro della Difesa Roberta Pinotti sottolinea il ricorso «a forze speciali delle forze armate insieme ai Gis dei carabinieri e ai Nocs della polizia».
Agli incursori del ComSubIn (Marina) e del Col Moschin (Esercito), saranno assegnati temporaneamente le qualifiche di «agenti di pubblica sicurezza». Le ultime due esercitazioni si sono svolte all’aeroporto di Malpensa, a Milano, e alla stazione ferroviaria Termini della capitale. Ma non finisce qui: con un’altra circolare tutte le questure hanno avviato un raccordo con i vari commissariati per accelerare la predisposizione di piani di difesa civile interforze in caso di attentati.
È stato avviato il censimento dei luoghi di aggregazione (cinema, teatri, piazze ma anche centri commerciali), con relative planimetrie in modo da avere informazioni utili su possibili vie di fuga, punti di atterraggio elicotteri e allestimento di punti di assistenza sanitaria. Prosegue intanto la caccia ad altri complici di Mohamed Bouhlel, l’attentatore di Nizza che il 14 luglio ha ucciso 84 persone con il camion. La Francia ha chiesto al nostro pool investigativo di accertare gli spostamenti nel nostro Paese di dieci nordafricani. Si tratterebbe di persone entrate in contatto con Bouhlel e transitate a Ventimiglia. Dove, peraltro, lo scorso settembre il terrorista era stato fermato per un controllo con due tunisini e due marocchini su cui sono in corso indagini della procura romana.