Condannati due carabinieri: corruzione e accesso abusivo a sistemi informatici
Quattro condanne per corruzione e accesso abusivo a sistemi informatici aggravato dal metodo mafioso. Si è concluso così il processo davanti alla quarta sezione penale di Roma che vedeva imputato il boss di mafia, Salvatore Rinzivillo, condannato a 10 anni di reclusione.
Tra gli imputati anche due carabinieri «infedeli» e un avvocato. Per il militare Cristiano Petrone inflitta una condanna a 9 anni e a 8 anni per il suo collega Marzo Lazzari. Nei confronti dell’avvocato Giandomenico D’Ambra ha disposto una condanna 3 anni e sei mesi. Rinzivillo venne arrestato a Roma il 4 ottobre 2017 insieme con altre 36 persone nell’ambito di una maxi operazione antimafia, coordinata dalla procura nazionale Antimafia e Antiterrorismo e disposta dalle Direzioni distrettuali Antimafia di Roma e di Caltanissetta.
Il capomafia fu arrestato dopo una lunga inchiesta. Un suo uomo di fiducia, Fillippo Guarnaccia, dirigente della Regione Sicialia, stando alle ricostruzioni pubblicate tre anni fa da un quotidiano nazionale in base ad alcune intercettazioni telefoniche, informò il pezzo grosso di Cosa Nostra – non si sa se millantando credito o altro – dei suoi rapporti con la giunta guidata da Virginia Raggi sindaco di Roma. Guarnaccia sosteneva di aver avuto rapporti non con il primo cittadino della Capitale o con le persone a lei più vicine ma “con la combriccola che ha fatto eleggere il sindaco nuovo”.
Redazione articolo a cura del Messaggero