Editoriale

Comparto Sicurezza e Difesa: aumenti insufficienti a compensare l’inflazione, un precedente allarmante

Un precedente storico preoccupante

Per la prima volta nella storia recente dei rinnovi contrattuali, i miglioramenti economici apportati da un contratto ai Servitori dello Stato saranno sensibilmente inferiori alla perdita del potere d’acquisto subita. Questo dato allarmante emerge dall’analisi degli aumenti previsti per il personale del comparto Sicurezza e Difesa.

Le cifre proposte dal Governo

Il Governo, attualmente in trattativa con i sindacati, ha proposto un aumento medio degli stipendi di poco superiore ai 156 euro lordi mensili, con variazioni tra i diversi corpi. Nello specifico, si prevedono aumenti di 153,79 euro per la Polizia di Stato, 157,14 euro per i Carabinieri, 163,39 euro per la Guardia di Finanza, 148,89 euro per la Polizia Penitenziaria, e 159,35 euro per lo Stato Maggiore della Difesa (che include Marina, Aeronautica, Esercito e Guardia Costiera).

Lordo vs Netto

È importante sottolineare che questi importi sono lordi e non netti, contrariamente a quanto spesso riportato in modo fuorviante da molti articoli di giornale. Inoltre, questi aumenti riguardano esclusivamente il periodo 2022-2024, lasciando scoperto il triennio 2025-2027.

Il divario tra aumenti e inflazione

L’aumento complessivo dello stipendio a regime sarà del 5,78% (che salirà a quasi il 6% nel 2026), mentre nello stesso periodo di riferimento, l’inflazione è cresciuta di quasi il 16% nel biennio 2022-2024. Questo significa che, nonostante gli aumenti, i lavoratori subiranno una significativa perdita del potere d’acquisto.

Le risorse stanziate

Le risorse stanziate provengono dall’ultima legge di Bilancio: complessivamente 8 miliardi per l’intera Pubblica Amministrazione, di cui fino a 1,53 miliardi destinati specificamente al comparto Difesa e Sicurezza entro il 2026.

La voce dei sindacati

Le organizzazioni sindacali esprimono forte insoddisfazione. Pietro Colapietro, Segretario Generale del Silp Cgil, e Florindo Oliverio, Segretario Nazionale della Funzione Pubblica Cgil, hanno evidenziato che, nonostante un aumento del costo della vita del 17% nel triennio 2022-2024, il Governo ha stanziato risorse pari al 5,78%, riservando un aumento dello stipendio solo leggermente superiore a quello ottenuto nel 2021, quando l’inflazione era intorno al 5%.

La posizione del SAPPE

Il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (SAPPE) ha rivelato che l’importo medio mensile effettivo sarà di circa 86 euro, con una parte fissa e una accessoria. Il SAPPE ha suggerito di destinare tutte le risorse alla parte fissa per eliminare le differenze retributive tra le varie Forze di Polizia e Forze Armate, sottolineando che attualmente un agente di Polizia Penitenziaria guadagna oltre 10 euro al mese in meno rispetto a un finanziere.

Guardando al futuro

Giuseppe Tiani, segretario del Siap, ha sottolineato l’importanza che il Governo trovi risorse aggiuntive nella prossima manovra per coprire il triennio 2025-2027 e avviare al più presto i negoziati per il nuovo contratto.

In conclusione, questo rinnovo contrattuale segna un preoccupante precedente: per la prima volta, gli aumenti non riescono a compensare la perdita del potere d’acquisto dovuta all’inflazione. Questa situazione solleva seri interrogativi sulla capacità dello Stato di tutelare adeguatamente il benessere economico dei suoi servitori, aprendo un dibattito cruciale sul futuro delle retribuzioni nel settore pubblico e sulla necessità di trovare soluzioni più efficaci per proteggere il potere d’acquisto degli operatori del comparto sicurezza.

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