Come è possibile che a un killer che ha ammazzato un carabiniere, già plurievaso, sia concessa la detenzione domiciliare?
Si è dato alla fuga dopo aver rotto il braccialetto elettronico, Massimiliano Sestito, 51enne di Rho, ritenuto affiliato alla cosca della ‘ndrangheta catanzarese Iozzo-Chiefari-Procopio. L’uomo è evaso nella serata del 30 gennaio dall’abitazione dove stava scontando la detenzione domiciliare in casa del padre a Pero, nel Milanese. Pregiudicato per omicidio, traffico di droga e associazione mafiosa, Sestito è stato condannato a 30 anni per l’omicidio dell’appuntato dei carabinieri Renato Lio, ucciso il 20 agosto 1991 a Soverato (Catanzaro) e all’ergastolo per aver freddato il boss Vincenzo Femia, a Roma, 10 anni fa.
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L’uomo era in attesa di una sentenza della Cassazione per un altro omicidio, quello del boss Vincenzo Femia, esponente di spicco nel panorama criminale della Capitale, ucciso da un commando il 24 gennaio in località Castel di Leva, all’estrema periferia di Roma. Con la nuova condanna è probabile che Sestito potesse rientrare in carcere e perdere i benefici della detenzione domiciliare.
Non si tratta della prima fuga di Sestito: il killer era già fuggito dieci anni fa, nell’agosto del 2013, quando si era allontanato approfittando della semilibertà ed era stato trovato dalla polizia sulla spiaggia di Palinuro (Salerno) un mese dopo.
A gennaio era stato scarcerato dal carcere di Terni e sottoposto ai domiciliari dalla Corte d’Assise d’Appello di Roma in attesa della pronuncia della Suprema Corte prevista per dopodomani. Ora è caccia al latitante.
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Motivazione della medaglia d’oro al valor civile all’Appuntato Scelto Renato Lio
«Capo equipaggio di una pattuglia del Nucleo Radiomobile, mentre si apprestava, insieme ad altro graduato, al controllo degli occupanti di una autovettura, veniva improvvisamente raggiunto da numerosi colpi d’arma da fuoco. Benché gravemente ferito, ingaggiava con il malvivente una violenta colluttazione da cui desisteva quando, ormai privo di forze, si accasciava al suolo. Splendido esempio di altissimo senso del dovere spinto sino all’estremo sacrificio. Soverato (Catanzaro), 20 agosto 1991»
Il figlio del Carabiniere ucciso: “dolore e sgomento”
Salvatore Lio commenta l’evasione di Massimiliano Sestito da Milano. Il figlio, anche lui militare dell’Arma in Veneto, parla del latitante evaso dalla casa dei genitori dove era ai domiciliari: “è una notizia che ci provoca delusione e rabbia”
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