Editoriale

Chiude l’Osservatorio Suicidi in Divisa. Il fondatore “Ho fatto la mia parte, ora tocca alla politica”

Riportiamo l’annuncio di Cleto Iafrate, fondatore dell’Osservatorio Suicidi in Divisa che raccoglie dati sul fenomeno, con il quale decide di chiudere l’Osservatorio. L’annuncio è stato reso pubblico dallo stesso Iafrate e, nonostante la decisione vada rispettata, si esprime gratitudine per il lavoro svolto dall’organizzazione sotto la sua guida.

Ho fatto la mia parte, ora tocca alla politica.

Il dramma dei suicidi in divisa esiste da sempre, ma solo di recente è venuto alla luce, anche grazie al lavoro dei vari osservatori non istituzionali come questo fondato circa otto anni fa.
L’intento era quello di far luce sul fenomeno per troppo tempo oscurato dei suicidi in divisa. Nel corso di questi anni mi sono limitato a raccogliere e ordinare le notizie che di volta in volta comparivano sulle fonti aperte ed ho potuto rilevare che solo negli ultimi 52 mesi ben 266 tutori dell’ordine “hanno deciso di non farcela”, circa cinque ogni mese. Ma il numero effettivo pare sia addirittura superiore, perché non tutti gli eventi vengono resi noti. Si stima che almeno il 30% dei suicidi sfugga a qualsiasi rilevazione, il più delle volte per volontà delle famiglie. Se le cose stanno veramente così, negli ultimi 75 anni (da quando abbiamo la Carta Costituzionale) l’estremo gesto sarebbe stato compiuto da circa sei mila cittadini in divisa; i quali si sono lasciati alle spalle un esercito di orfani e vedove.

Il fenomeno è multifattoriale. Alcuni fattori sono a tutti noti: i problemi personali e familiari e lo stress connesso al lavoro svolto. Di altri, meno noti e ancora tutti da scoprire, ne ho parlato almeno in cinque diverse occasioni.

Nel corso di questi otto anni ritengo di aver fatto la mia parte. Adesso non ha più senso continuare a contare le vittime, dovrebbero intervenire le istituzioni, andrebbe creata una commissione parlamentare d’inchiesta che indaghi a fondo sul fenomeno e, all’esito dei lavori, suggerisca al Parlamento una serie di riforme da adottare in tempi brevi.

Ringrazio i membri del gruppo per i numerosi spunti di riflessione che hanno offerto con i loro interventi e ringrazio anche tutti i giornalisti che si sono occupati del fenomeno.

Non mi sento, però, di ringraziare i rappresentanti del mondo accademico, dai quali mi sarei aspettato molto di più. Infatti, il fenomeno dei suicidi non è slegato dagli assetti ordinamentali ed organizzativi dei corpi rigidamente gerarchizzati in cui sono inseriti i tutori dell’ordine.

Mi scuso con i familiari delle vittime per non essere stato in grado di fare di più per i loro cari.

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