Corpo Forestale

CHE FINE HA FATTO L’EX CAPO DELLA FORESTALE? ALLA GUIDA DI UNA SPECIALE SEZIONE DELL’INTELLIGENCE

(di Fabrizio Colarieti) – Che fine ha fatto l’ex capo del Corpo Forestale dello Stato, Cesare Patrone? Se lo chiede anche Google, visto che digitando il suo nome il successivo suggerimento è proprio “che fine ha fatto”. Dopo aver guidato per 12 anni il Cfs, oggi l’ingegnere, insignito nel 2009 con la Medaglia d’Oro al Merito ambientale da Giorgio Napolitano, pare – secondo alcune indiscrezioni nei palazzi romani – sia stato nominato alla guida di una speciale sezione della nostra intelligence, creata ad hoc per lui e in cui sono confluiti anche alcuni uomini di sua fiducia.

Di cosa si occupa la sezione dei Servizi affidata a Patrone, come è naturale che sia, non è dato saperlo. Quello che molti addetti ai lavori auspicano, tuttavia, è che l’esperienza di Patrone possa servire, in queste ore, ad esempio a raccogliere informazioni per assicurare alla giustizia chi ha bruciato i nostri boschi. Dalla pineta del Monte Giano, in provincia di Rieti, nata nel 1939 a forma di ‘Dux’ per gratificare Benito Mussolini, alle Montagne del Morrone, nel versante Abruzzese dell’Appenino centrale.

Perché servirebbe proprio l’intelligence? Perché incendiare una pineta in riva al mare è un atto proprio della criminalità, magari per guadagnare spazi su cui edificare una volta che il fuoco ha fatto il suo dovere, ma mandare in fumo un monumento ambientale ha, invece, i connotati di un atto eversivo. E l’eversione, come è noto, è una delle minacce da cui dovrebbero difenderci i nostri 007. Elementi su cui indagare ce ne sarebbero molti.

Innanzitutto in queste due zone sono stati trovati degli “ordigni”, non sono congegni esplosivi ma nel gergo forestale sono chiamati così gli “inneschi” utilizzati dai piromani. Palle di carta imbevute di liquidi infiammabili, oppure ciuffi di paglia portati e bruciati in luoghi e, soprattutto, altitudini, dove la paglia non si trova. A queste evidenze, su cui, nel caso del Monte Giano, la Procura di Rieti ha deciso di aprire un fascicolo ipotizzando il disastro ambientale, si aggiungono alcune inquietanti circostanze comuni a tutti i roghi delle ultime settimane. Innanzitutto la scelta dei luoghi: zone inaccessibili dai mezzi terrestri, ma solo da elicotteri e Canadair, in prossimità dei centri abitati e in luoghi di particolare valore storico e ambientale, come, per l’appunto, il Monte Giano e il Monte Morrone. Oppure dove l’attenzione dei media è più alta rispetto ad altre zone, come gli incendi che sono arrivati a lambire i comuni di Amatrice e Accumoli, già colpiti dal terremoto dello scorso anno. Insomma, essendo palese la natura degli incendi, ce ne sarebbe abbastanza per mobilitare i migliori investigatori di questo settore, cioè proprio quelli che annoverava il Corpo Forestale nei suoi ranghi. Cosa potrebbe nascondersi dietro un atto eversivo di questo tipo?

I più maliziosi arrivano a tirare in ballo le tensioni e i malumori maturati all’indomani della riforma Madia che ha soppresso, spezzettandolo, proprio il Corpo Forestale dello Stato. Argomenti da prendere con le molle, certamente, ma pur sempre da analizzare. E l’analisi, come si sa, è materia dei Servizi. (Formiche.net)

Lascia un commento

error: ll Contenuto è protetto