Avvocato Militare

Carabiniere non libera la stanza su ordine del comandante. Cassazione conferma particolare tenuità del fatto

(di Avv. Umberto Lanzo) – Nel 2022, presso una stazione dei Carabinieri, si è consumato un curioso episodio di disobbedienza militare. Un carabiniere ha ricevuto l’ordine dal suo comandante di liberare la stanza che occupava, in vista dell’arrivo di nuovi colleghi. Tuttavia, invece di eseguire prontamente la disposizione, il militare ha lasciato nella stanza alcuni oggetti personali, tra cui un frigorifero, una libreria e degli imballi.

Il percorso giudiziario: dalla condanna alla non punibilità

La sentenza di primo grado

Il Tribunale militare di Verona, in un processo celebrato con rito abbreviato, ha ritenuto la condotta del carabiniere meritevole di sanzione penale ed il militare è stato quindi condannato a 2 mesi e 20 giorni di reclusione per il reato di disobbedienza, previsto dall’art. 173 del codice penale militare di pace.

L’appello e la particolare tenuità del fatto

La Corte militare d’appello, riesaminando il caso nel gennaio 2024, ha riformato la sentenza di primo grado. Pur confermando la sussistenza del reato, i giudici hanno applicato l’istituto della non punibilità per particolare tenuità del fatto. Questa decisione ha di fatto evitato al carabiniere la pena detentiva, pur mantenendo l’accertamento della sua responsabilità.

Il ricorso in Cassazione: l’ultima chance per l’imputato

Le argomentazioni della difesa

Nonostante l’esito favorevole in appello, l’imputato ha deciso di ricorrere in Cassazione. La difesa ha sostenuto che il comportamento del carabiniere non fosse in realtà idoneo a impedire o limitare significativamente la possibilità dei nuovi assunti di disporre dell’alloggio. Inoltre, ha argomentato che il ritardo nell’esecuzione dell’ordine, limitato a un paio di settimane, avesse creato solo un lieve disservizio, configurando al massimo un’infrazione disciplinare e non un reato.

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La decisione della Suprema Corte

La Cassazione, con sentenza n. 30264 del 2024, ha respinto il ricorso, confermando la decisione della Corte d’appello. I giudici di legittimità hanno ritenuto che la condotta dell’imputato non possa considerarsi completamente inoffensiva, in quanto:

  1. La volontà dei superiori gerarchici è stata chiaramente disattesa
  2. L’autorità correlata alla manifestazione di una precisa volontà è stata svilita
  3. Si sono create potenziali conseguenze sotto il profilo emulativo
  4. È stato compromesso il corretto svolgimento dei rapporti di convivenza all’interno del consorzio militare

Riflessioni sulla disciplina militare e l’obbedienza agli ordini

La sentenza offre interessanti spunti di riflessione sul valore della disciplina militare e sull’importanza dell’obbedienza agli ordini. La Corte ha sottolineato come la disciplina non sia un bene giuridico fine a se stesso, ma uno strumento funzionale alla realizzazione dei compiti istituzionali delle forze armate e al mantenimento di corretti rapporti all’interno della struttura militare.

Sebbene il caso del “frigorifero nella stanza della caserma” possa apparire di lieve entità, la sua trattazione fino al massimo grado di giudizio dimostra l’importanza che l’ordinamento attribuisce alla disciplina militare. La sentenza della Cassazione, pur confermando la non punibilità dell’imputato, ribadisce che anche comportamenti apparentemente insignificanti possono configurare reati militari se ledono i principi di gerarchia e obbedienza.

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