CARICO DI CARNE FANTASMA: STANGATA SU NAVE CAVOUR. 35MILA EURO DI FETTINE MAI ARRIVATE
di Mario DILIBERTO per il Quotidiano di Puglia
Più che salata quella carne è risultata indigesta. Soprattutto per il cassiere di nave Cavour che ha pagato sull’unghia la bellezza di trentacinquemila euro per una fornitura da novemila chili di fettine, costate e filetto, mai arrivata. Almeno questa è la conclusione a cui è giunto il pubblico ministero Maurizio Carbone, partito alla ricerca di quella misteriosa fornitura destinata nel 2013 alla cambusa della prestigiosa unità della Marina Militare.
I finanzieri sguinzagliati dal magistrato, però, nella pratica gestita da commissari e cambusieri hanno trovato riscontro solo del pagamento. Regolarmente e puntualmente onorato. Della carne, invece, neanche l’odore. Ed ecco perché il pm ha messo sotto inchiesta un ufficiale e un sottufficiale della Marina, oltre ai titolari dell’impresa che ha incassato il denaro senza rifornire cambusa della nave. Su tutti aleggiano le contestazioni di truffa e falso in atto pubblico.
E c’è di più. Perché il magistrato ha chiesto ed ottenuto il sequestro per equivalente di 35.000 euro per risarcire il cassiere pubblico di quanto pagato per quella carne fantasma. Così i finanzieri questa volta sono partiti alla caccia di denaro sui conti dei quattro indagati. E la ricerca ha dato i suoi frutti, visto che nella giornata di venerdì hanno rastrellato quella cifra sui depositi bancari dei quattro inquisiti in esecuzione del provvedimento di sequestro firmato dal gip Patrizia Todisco. Sono questi, in sintesi, i contenuti dell’edificante vicenda venuta a galla quasi per caso e che vede al centro, ancora una volta le forniture alla Marina.
La vicenda della fornitura fantasma è stata individuata dagli uomini del Nucleo di Polizia Tributaria nel corso di una verifica fiscale alla società tarantina a cui venne conferito l’incarico di approvvigionare di carne la cambusa della Cavour. Durante quel controllo, infatti, saltò fuori la fattura, bollata immediatamente come anomala. Sulla carta c’erano quei novemila chili di carne e soprattutto il pagamento. In azienda, invece, non si trovavano i riscontri documentali ma anche materiali per certificare che il carico di carne fosse stato effettivamente consegnato alla nave. Si è cominciato a scavare tra i documenti e a cercare deposizioni. I finanzieri del comando provinciale hanno interrogato alcuni cambusieri. E sono stati loro i primi a confermare che di quella carne a bordo non si era vista neanche l’ombra. Eppure a tavolino pareva tutto regolare, con tanto di verbale di consegna sottoscritto dai responsabili di bordo.
Proprio quelle carte hanno consentito di risalire ai soggetti, sia in divisa, sia in giacca e cravatta, a cui chiedere conto di quanto avvenuto. In quattro, un ufficiale, un sottufficiale e due imprenditori sono finiti sul registro degli indagati. E sono stati chiamati a rispondere di quella cifra che è stata reperita e sequestrata dai finanzieri due giorni fa. Dettaglio, non proprio secondario, è che l’ufficiale di bordo nel mirino risulta coinvolto anche in un’altra indagine sulle forniture alla Marina. Si tratta del presunto giro di mazzette che avrebbe inquinato i lavori commissionati da Maricommi Taranto, sul quale ha indagato sempre il pubblico ministero Maurizio Carbone. Una indagine che scattò dopo l’arresto in flagranza di un capitano di fregata, bloccato pochi secondi dopo aver intascato una mazzetta.