CARCERI, EMERGENZA AGENTI IMBOSCATI. DISTACCATI IN 7000 NEI MINISTERI
(di Antonio Rossi) – Non si possono chiedere nuove assunzioni se migliaia di agenti penitenziari sono finiti imboscati nei Ministeri.
I rinforzi servono, ma per porre fine al caos nelle carceri e rendere il lavoro un po’ più tollerabile a chi lì fa servizio, sarebbe opportuno che quanti sono finiti in giacca e cravatta tornino a indossare la divisa. Venerdì scorso, dopo le recenti richieste fatte dallo stesso Sappe per coprire il vuoto di settemila persone presente nell’organico, nei dati diffusi dal Dipartimento per l’amministrazione penitenziaria era emerso che oltre 6.500 appartenenti alla polizia penitenziaria sono distaccati nei ministeri. A evidenziare tale stortura, sottolineata sabato scorso da La Notizia, è ora lo stesso sindacato, con un intervento del segretario generale del Sippe.
I rinforzi servono, ma per porre fine al caos nelle carceri e rendere il lavoro un po’ più tollerabile a chi lì fa servizio, sarebbe opportuno che quanti sono finiti in giacca e cravatta tornino a indossare la divisa. Venerdì scorso, dopo le recenti richieste fatte dallo stesso Sappe per coprire il vuoto di settemila persone presente nell’organico, nei dati diffusi dal Dipartimento per l’amministrazione penitenziaria era emerso che oltre 6.500 appartenenti alla polizia penitenziaria sono distaccati nei ministeri. A evidenziare tale stortura, sottolineata sabato scorso da La Notizia, è ora lo stesso sindacato, con un intervento del segretario generale del Sippe.
“Sembra inverosimile – ha dichiarato il segretario generale del Sippe, Alessandro De Pasquale – che qualcuno chieda a gran voce l’assunzione di poliziotti penitenziari quando invece si potrebbe prima procedere al rientro in sede di buona parte del personale distaccato, restituendolo ai servizi istituzionali”. Il sindacalista va poi oltre quello che detta il buon senso. La stessa legge, come precisa De Pasquale, prevede infatti che gli appartenenti al corpo della polizia penitenziaria “non possono essere impiegati in compiti che non siano direttamente connessi ai servizi d’istituto”. Per il Sippe il rientro nelle carceri degli imboscati sarebbe un atto di civiltà giuridica e una forma di rispetto per il lavoro che svolgono i colleghi, i 37.967 uomini e le 7.080 donne della Penitenziaria che operano quotidianamente per quello che sono stati assunti, “gestendo in condizioni operative disagiate 63.628 detenuti”. A peggiorare infine la situazione, secondo il sindacato, c’è l’annoso problema del sovraffollamento delle carceri, che ospitano 63.628 detenuti a fronte di una capienza massima di 45.225. Per il segretario De Pasquale occorrono “provvedimenti coraggiosi, che consentano di azzerare il fallimento del sistema penitenziario e quello della giustizia, tracciando un nuovo percorso”. Lo svuota carceri da solo non basta. Neppure l’ennesimo indulto risolverebbe il problema. Il sistema penitenziario deve essere rivisto completamente, magari partendo dagli imboscati.
fonte:lanotizia.it