Carabinieri in servizio con giubbotti antiproiettile di 19 anni fa. Sindacato dei Militari ‘Meloni chiarisca quale sicurezza vuole per chi la deve garantire ai cittadini’
Il Sindacato dei Militari ha sollevato serie preoccupazioni riguardo alle condizioni di sicurezza dei carabinieri, criticando apertamente il Governo. La controversia si è acuita in seguito alle dichiarazioni della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni durante la celebrazione del 210° anniversario dell’Arma dei Carabinieri.
Dichiarazioni della Premier
Il 5 giugno scorso, la Premier Meloni ha elogiato i carabinieri, dichiarando: “Grazie a tutti voi, uomini e donne in divisa, per lo straordinario e instancabile lavoro che ogni giorno svolgete con devozione. E un grazie a chi ha sacrificato la propria vita per salvare quella di tanti cittadini”. Ha inoltre aggiunto: “La nostra riconoscenza non sarà mai abbastanza di fronte alla vostra opera di coraggio e umana propensione al benessere altrui. L’Italia è fiera di voi”.
La risposta del Sindacato e gli obblighi del datore di lavoro
In risposta, il Segretario Generale del Sindacato dei Militari, Luca Marco Comellini, ha rilasciato una dichiarazione critica: “Giorgia, noi del Sindacato dei Militari, ma credo anche tutti i militari delle forze armate dell’Arma dei carabinieri, del Corpo della guardia di finanza e perfino i poliziotti, non possiamo essere fieri di un Governo che manda i suoi più fedeli servitori ad affrontare i criminali con dei giubbotti antiproiettile fabbricati nel 2005, vecchi di oltre 19 anni”.
A quanto abbiamo appreso -prosegue Comellini – la situazione non è cambiata dal lontano 2016 quando l’allora ministra della difesa Roberta Pinotti, rispondendo a un atto di sindacato ispettivo con il quale annunciava importanti interventi per procedere al ripianamento dei Gap che non avendo superato la verifica periodica sarebbero stati dichiarati fuori uso, precisava che i dispositivi di protezione balistica in uso alle forze di polizia e alle forze armate “hanno una prima scadenza a 5 anni dalla data di fabbricazione, superati i quali si provvede, con cadenza biennale, a verificarne l’eventuale ulteriore impiegabilità in relazione al mantenimento dei requisiti di protezione balistica originali; sicché, statisticamente, la loro vita operativa varia dai 7 ai 9 anni dalla data di produzione”.
Ricordiamo – continua Comellini – anche che l’eventuale imposizione dell’uso di un Gap, in caso di accertata inidoneità per mancanza della certificazione del mantenimento dei requisiti balistici, può essere fatto valere nei confronti del dell’amministrazione datoriale e avere serie conseguenze in relazione alla violazione dell’art. 77, comma 3, del d.lgs. 9 aprile 2008, n. 81, secondo cui il datore di lavoro, in questo caso il superiore gerarchico che dispone lo svolgimento del servizio, deve fornire al lavoratore i dispositivi di protezione individuale (DPI) conformi ai requisiti di cui all’art. 76 del medesimo d.P.R. n. 81 del 2008, ossia, tra l’altro, adeguati ai rischi da prevenire, senza comportare di per sé un rischio maggiore, essere adeguati alle condizioni esistenti sul luogo di lavoro, tenere conto delle esigenze ergonomiche o di salute del lavoratore e di poter essere adattati all’utilizzatore secondo le sue necessità.
La questione dei giubbotti antiproiettile obsoleti
Il punto focale della critica del sindacato è l’equipaggiamento obsoleto fornito alle forze dell’ordine. Comellini ha evidenziato come i giubbotti antiproiettile in uso siano stati fabbricati nel 2005, rendendo l’attrezzatura di protezione vecchia di quasi due decenni. .
Il sindacato ha sottolineato l’urgenza di un intervento immediato per migliorare le condizioni di sicurezza degli agenti e rispettare gli obblighi di legge in materia di sicurezza sul lavoro.
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