Carabinieri, il paradosso della Riserva Selezionata: 36 mesi e fuori. Le altre Forze Armate? Nessun limite
Una regola che penalizza solo l’Arma
C’è una norma che sta creando malumori e che, dati alla mano, rischia di privare i Carabinieri di competenze preziose. È il comma 10 dell’articolo 3 del Decreto del Ministro della Difesa del 15 giugno 2022, che impone agli Ufficiali della Riserva Selezionata dell’Arma dei Carabinieri un limite massimo di 36 mesi complessivi di richiamo in servizio.
Un tetto rigido, oltre il quale, anche dopo un periodo di interruzione, non è più possibile essere richiamati. Un vincolo che non esiste per Esercito, Marina e Aeronautica, dove la normativa più recente – DM 24 marzo 2025 – prevede solo i limiti tecnici di sospensione e offre persino la possibilità di una rideterminazione di grado più favorevole.
Una disparità inspiegabile
La differenza di trattamento è netta: per le altre Forze Armate, la ferma può essere rinnovata fino a 24 mesi complessivi, ma dopo un periodo di pausa è possibile un nuovo richiamo, senza un tetto complessivo invalicabile.
Per l’Arma, invece, i 36 mesi sono un punto di non ritorno: superata quella soglia, il rapporto con la divisa termina definitivamente, indipendentemente dal valore e dalla disponibilità dell’ufficiale.
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Competenze rare a rischio
Gli ufficiali della Riserva Selezionata Carabinieri non sono militari qualsiasi. Provengono sia da ranghi interni sia dal mondo civile, con profili professionali di altissima specializzazione: genetica forense, medicina, psicologia, ingegneria, giurisprudenza, giornalismo, balistica, archeologia, economia, finanza digitale, tutela del patrimonio culturale.
Persone già formate, integrate e operative, che spesso vengono impiegate in progetti strategici e innovativi dell’Arma.
Un paradosso operativo
La rigidità del limite appare ancora più inspiegabile se si considera che l’Arma ricorre frequentemente a competenze esterne per esigenze operative, addestrative e logistiche.
Di fatto, la norma attuale può costringere un ufficiale altamente qualificato a lasciare il servizio anche solo a 36 mesi di impiego effettivo, facendo perdere all’istituzione un bacino di personale immediatamente disponibile e già collaudato.
Un costo contenuto, un valore elevato
Dal punto di vista economico, mantenere questi ufficiali costa meno di un ufficiale in servizio permanente: niente indennità di trasferimento, niente trattamento di fine servizio, solo contribuzione previdenziale. In un contesto di pensionamenti in aumento e carenze di organico, rinunciare a tali risorse appare una scelta controproducente.
La richiesta: uniformità di trattamento
Il messaggio che arriva dagli interessati è chiaro: abrogare il comma 10 del DM 15 giugno 2022, mantenendo l’inquadramento a tempo determinato, ma consentendo il richiamo dopo un periodo di interruzione, come avviene per le altre Forze Armate.
Un passo che sarebbe coerente con la linea del Ministro della Difesa, orientata a valorizzare la Riserva Selezionata, e con il percorso di ammodernamento promosso dall’attuale Comandante Generale dell’Arma.
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