Carabinieri: “Avvicendare i Comandanti di Stazione ogni 10 anni mina la sicurezza dei territori”
“I comandanti di stazione non prestano servizio’ in un Comune, ma ‘costituiscono parte integrante del tessuto sociale’ di quella collettività. Essi sono considerati come il punto di riferimento umano ancor prima che professionale per tutta la popolazione. Avvicendare i comandanti di stazione che hanno maturato 10 anni di permanenza presso lo stesso comando attraverso una circolare emanata qualche giorno prima di cedere le redini dell’Arma dei Carabinieri al successore, rischia di minare la sicurezza di interi territori”.
Lo affermano i delegati Co.Ce.R. sezione
Carabinieri della categoria Ispettori Enrico Bonavita, Antonio Pirisi, Carmine Caforio, Anselmo Greco.
Un messaggio rivolto al comandante generale uscente, generale Giovanni Nistri che, “escludendo la rappresentanza militare dal fornire qualsiasi tipo di contributo di pensiero, ha deciso, in completa autonomia, di confezionare un bel ‘pacchetto regalo’ a tutti quei comandanti di stazione che, a suo parere – proseguono i delegati – svolgono da troppo tempo il loro incarico in un determinato territorio”.
“Proviamo a pensare quanti comandanti, memorie storiche e archivi viventi di Comuni importanti o anche sperduti tra le montagne, verrebbero, in questo modo, dispersi in poco tempo, con tutto il loro straordinario bagaglio di ‘conoscenza’ e
‘presa’ sul territorio”, aggiungono.
La novità, contestata dai delegati di categoria, riguarderebbe l’intero territorio nazionale e prevede un periodo transitorio di cinque anni nel corso dei quali potranno essere concesse proroghe di un anno per un massimo di due per poi, a regime ordinario, dal 2026 movimentare tutti gli ispettori che comandano la Stazione da 10.
“Senza entrare nel merito delle valutazioni di competenza – continuano – siamo fermamente convinti che ai giorni nostri, in un momento di disorientamento globale e grande stress psicofisico, anche in considerazione del grave disagio economico e sociale causato dalla pandemia Covid-19, non è assolutamente concepibile emanare una circolare così importante e delicata con ripercussioni ‘retroattive’ senza intessere un confronto preliminare con la rappresentanza militare.
Ricordiamo che il provvedimento causerebbe ripercussioni e ricadute non solo sull’efficacia di assetti organizzativi dell’Amministrazione, ma anche un evidente e concreto disagio per ogni singola famiglia del ‘Comandante’ da movimentare”.