Carabinieri arrestati, Ministro della Difesa chiede verifiche sui superiori. “Fare chiarezza sulla catena di comando”
La sospensione degli arrestati era obbligatoria, quella degli inquisiti a piede libero no, ma è stata decisa ugualmente. Tuttavia il ministro della Difesa ha chiesto altro al comandante generale dell’Arma dei Carabinieri: fare chiarezza sulla catena di comando, per capire come sia stato possibile che in tre anni nessuno sia accorto della malapianta «in stile Gomorra» che stava crescendo in quella stazione. Il maresciallo che la guidava è agli arresti domiciliari, il maggiore comandante della compagnia è sottoposto all’obbligo di dimora; resta da accertare, al di là delle responsabilità penali, perché sopra di loro, nella scala gerarchica, non siano scattati campanelli d’allarme. Come sia stato possibile che un appuntato abitasse in una villa con piscina e avesse distribuito soldi su vari conti correnti senza destare sospetti.
Negli atti d’indagine, ora allo studio del Comando generale, si trovano tracce inquietanti. Per esempio ciò che diceva dei colleghi l’unico carabiniere di «Piacenza Levante» non inquisito ma intercettato: «Se lo possono permettere perché portano i risultati, portano un sacco di arresti l’anno… Ma perché? Perché c’hanno i ganci». Per il giudice che ha ordinato gli arresti questa frase getta un’ombra sugli «ufficiali di grado superiore disposti a chiudere un occhio sulle intemperanze e sulle irregolarità compiute dai militari loro sottoposti». E al Comando ci si chiede come mai non siano balzate agli occhi le statistiche sugli arresti compiuti da quella stazione, di gran lunga superiori a quelle degli altri presidi territoriali nella stessa zona.
Un’altra anomalia, su cui all’interno dell’istituzione si vuole e si deve fare chiarezza, sta nella mancata segnalazione ai suoi superiori dell’ufficiale da cui è partita l’inchiesta; ne ha parlato solo alla polizia municipale, nell’ambito di un’altra inchiesta sulla quale era stato chiamato a testimoniare. Si tratta dell’attuale comandante della Compagnia di Cremona, già in servizio a Piacenza, il quale avrebbe confidato che «non si fidava» dei dirigenti dell’Arma nella città emiliana.
«Ma i cittadini di Piacenza devono sapere che i carabinieri continueranno a onorare la loro missione», assicura il generale Davide Angrisani, comandante regionale insediatosi appena un mese fa. E in città, in sostituzione dei carabinieri sospesi, ne sono arrivati altri otto già al lavoro in due stazioni mobili. La ricostruzione post-terremoto comincia da lì.
Tratto da editoriale di Giovanni Bianconi per il Corriere.it