Carabiniere ucciso dal collega, militare condannato a 18 anni. Stop dei giudici al nuovo processo
Non ci sarà nessun nuovo processo per la morte del carabiniere Emanuele Lucentini. La Corte d’assise d’appello di Firenze ha rigettato la richiesta di revisione del processo avanzata dai difensori di Emanuele Armeni, già condannato definitivamente per omicidio a 18 anni di reclusione sulla base di ulteriori elementi emersi ad avviso del pool di legali e consulenti.
Il delitto avvenne in caserma a Foligno, dove entrambi prestavano servizio dopo il turno di notte insieme. Era il 16 maggio 2015: secondo l’accusa Armeni sparò con l’arma d’ordinanza, un mitra Beretta M12, al collega. Secondo l’imputato si trattò di un colpo accidentale mentre il militare si stava rialzando dopo una caduta nel piazzale della caserma.
Stando all’accusa invece sarebbe stato impossibile far partire un colpo accidentale da un’arma con una doppia sicurezza (essendo il modello nuovo dell’M12), come stabilì il consulente nominato dalla procura diretta da Alessandro Cannevale. In primo grado venne esclusa la premeditazione e la condanna a 18 anni fu confermata nonostante la Procura generale avesse chiesto per Armeni trent’anni, contestando sia la premeditazione, sia l’aggravante di aver ucciso una persona qualificata in servizio.