CARABINIERE UCCISE LADRO IN FUGA CHE CERCAVA DI INVESTIRLO, CASO ARCHIVIATO: “FU LEGITTIMA DIFESA”
Sparò al ladro in fuga che cercava di investirlo. Lo centrò in pieno ed il 35enne, Klodjan Hysa, morì tre giorni dopo in ospedale. Da allora un’inchiesta era stata aperta dalla procura di Macerata per accertare se, da parte del carabinieri, vi fosse stato un eccesso di legittima difesa. Ne nacque anche un dibattito politico sfociato in una manifestazione della Lega Nord. Lo scorso maggio era stata la stessa Procura a chiedere l’archiviazione non ravvisando profili di reato. Si erano opposti, però, i familiari del giovane ucciso.
Il giudice, però, ha disposto di archiviare il caso. E non sono servite solo le testimonianze ma anche la perizia balistica è stata cruciale per accertare quanto avvenuto il 24 febbraio. Il carabiniere aveva esploso il colpo di pistola per evitare di essere investito da Hysa che si era messo al volante di un’auto e stava cercando di fuggire. Un collega, che si trovava insieme all’appuntato, lo aveva strattonato per evitare venisse investito.
Il colpo di pistola era, quindi, rimbalzato sul montante della vettura e aveva centrato alla testa il 35enne che era poi morto il 27 febbraio. Cruciale, per accertare dinamica e responsabilità, è stata la perizia dell’esperto balistico Sandro Evangelisti con l’assistenza dell’ingegnere Carlo Frezzotti e del medico legale Antonio Tombolini. Una vera simulazione con tanto di puntatore laser. A bordo della Fiat Bravo era stato fatto sedere un uomo della stessa altezza della vittima per cercare di capire che direzione avesse avuto il proiettile, da dove fosse partito, e come avesse fatto – passando attraverso il montante dell’auto – a colpire l’albanese alla nuca.
II 35enne era stato ucciso dopo aver commesso un furto. Era conosciuto anche a San Benedetto dove pare avesse vissuto per un breve periodo assieme alla compagna, un’estetista rumena.