Carabinieri

Carabiniere restituisce la medaglia d’oro per protesta, lo Stato gli chiede il risarcimento

L’aveva richiesta, accettata, restituita per protesta e ora la dovrà pagare. Il risarcimento allo Stato per la medaglia d’oro assegnata come vittima di terrorismo è di 1.458 euro e un centesimo, con lo sconto dell’Iva non dovuta solo per consuetudine.

A ricevere il conto inaspettato è il superstite Pietro Sini, 55 anni, appuntato dei carabinieri ora in congedo scampato nel 2003 alla strage di Nassiriya, in Iraq, dove morirono in 28, di cui 19 militari italiani. Al suo rientro in patria Sini fu riformato, ma in questi anni non gli è mai stato riconosciuto il progressivo peggioramento dell’invalidità. Da qui le sue iniziative: “Mi sento un cittadino di serie B, una vittima del dovere”.

L’ultimo gesto a novembre dello scorso anno; una data scelta non a caso, proprio per l’anniversario dei quindici anni dell’attentato. Quel viaggio da Porto Torres – dove vive con la moglie – fino a Roma per restituire l’alto riconoscimento al comando generale dei carabinieri: la custodia blu con la medaglia e gli attestati in pergamena. Un gesto premeditato perché già nel 2017 aveva tentato, invano, di lasciarla alla Prefettura di Sassari che aveva opposto un rifiuto. Ora, questa nuova notifica: “E’ l’ennesima umiliazione – dice – ecco come vengono trattati i militari. Non hanno nemmeno voluto sapere il perché, mai una convocazione in otto mesi. Però hanno continuato a mandarmi l’auto con autista per le cerimonie a Cagliari”.

Sini puntava alla cancellazione dell’onorificenza, ma l’atto – appunto – era un altro. Ha dato quindi mandato al legale Andrea Bava e annunciato una causa allo Stato. Su Facebook ha pubblicato un video girato a Sassari davanti al monumento per i caduti di Nassiriya. Guarda in camera e parla di responsabilità militari, ricorda di aver portato via i corpi, critica la retorica degli eroi e chiede al generale dei carabinieri: “Siamo italiani o siamo mercenari?”. Poi la chiusura con un “Vergognatevi”, rivolto al ministro dell’Interno, Matteo Salvini e alla ministra della Difesa, Elisabetta Trenta.

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