Carabiniere prosciolto: non abusò di una donna nei bagni della caserma. “La verità mi ha reso giustizia”
Si è finalmente giunti all’epilogo della vicenda che ha trascinato un carabiniere in un vortice mediatico giudiziario dal quale, soltanto adesso, ne è uscito a testa alta. Una donna di 35 anni aveva denunciato di essere stata violentata all’interno dei bagni della caserma dei Carabinieri di Fermo da parte di un militare fermano di 45 anni. La denuncia della donna, che sosteneva di essere stata violentata in due occasioni, nel luglio e nel settembre 2021, è stata considerata infondata e il giudice ha disposto l’archiviazione del caso su richiesta del pubblico ministero.
La denuncia
Secondo la denuncia, la donna, si era recata in caserma per chiedere informazioni sul comportamento da adottare nei confronti di un uomo che la stava molestando. Dopo essere stata sottoposta alla misurazione della temperatura corporea a causa delle restrizioni anti-Covid, il carabiniere l’avrebbe invitata a rinfrescarsi in bagno per accelerare il processo di raffreddamento. Una volta dentro il militare avrebbe approfittato di lei, prima palpeggiandola e poi violentandola.
La donna ha denunciato tutto alla stessa caserma dei Carabinieri, che ha aperto un’indagine in merito al caso. Tuttavia, la ricostruzione dei fatti ha evidenziato molte falle nel racconto della donna, sollevando dubbi sulla sua credibilità. Infatti, la donna non avrebbe mai chiesto aiuto durante la supposta violenza, né si sarebbe mai recata in ospedale per farsi medicare.
La perizia psichiatrica sulla presunta vittima ha gettato più di un’ombra sulla sua credibilità, portando alla conclusione che i fatti denunciati non sussistessero. Per questo motivo, il caso è stato archiviato e il militare è stato scagionato dalle accuse di violenza sessuale.
Il commento del carabiniere
“Questa vicenda – spiega il protagonista – mi ha profondamente segnato. Fermo è sempre stato in me il senso di fiducia e di giustizia verso le istituzioni e il profondo amore che ho verso l’Arma e la divisa che indosso. Per questo non ho mai smesso di credere nei valori che mi hanno spinto ad arruolarmi. Ero certo che la verità della mia innocenza sarebbe venuta fuori. Ora è tempo di pensare a me stesso. Un grazie ai miei avvocati che hanno sempre creduto in me e a quelle persone che mi sono state sempre vicine”.
La reputazione del carabiniere è stata danneggiata dall’accusa, ma ora può finalmente tornare a svolgere il suo lavoro senza il peso di falsi sospetti. Questo caso dovrebbe essere un monito a tutti di non cadere nelle trappole della diffamazione e della calunnia, e di rispettare sempre l’innocenza finché non viene dimostrata la colpevolezza.
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