Carabinieri

CARABINIERE ESPULSO DALL’ARMA: PERDE BORSELLO CON 17 GR DI HASHISH

Appuntato dei carabinieri in servizio presso la stazione di un centro della Teverina perde il borsello, un passante lo ritrova e lo consegna alla prima caserma utile. Ma dentro, oltre ai documenti, c’è anche della sostanza stupefacente. Oltre 17 grammi di hashish diviso in due pezzi.

Una brutta storia, finita per il militare con l’applicazione della sanzione disciplinare della “perdita del grado per rimozione e cessazione dal servizio permanente”, contro la quale ha presentato ricorso al Tar del Lazio. 

Ricorso rigettato nei giorni scorsi dal tribunale amministrativo regionale che, ritenendolo infondato, ha sottolineato come la condotta: “Ha irrimediabilmente compromesso la fiducia che l’arma dei carabinieri, impegnata prioritariamente in compiti di prevenzione e repressione dei fenomeni criminosi, soprattutto connessi alle sostanze stupefacenti, deve nutrire incondizionatamente nei confronti del proprio personale”.

La vicenda risale al 21 maggio 2003, quindici anni fa. L’appuntato, nel percorrere una strada provinciale a ridosso della frazione di Grotte Santo Stefano, nel territorio del comune di Viterbo, ha smarrito un borsello contenente oggetti personali di varia natura. Un passante, ritrovandolo,  lo ha portato al comando stazione carabinieri di Soriano nel Cimino, consegnandolo ai militari.

A quel punto, poiché nel borsello sono stati ritrovati, insieme agli oggetti personali del militare, “complessivi gr. 17,4 di sostanza stupefacente del tipo hashish”, i carabinieri hanno proceduto a fermare il collega, effettuando una perquisizione personale e una domiciliare, che hanno dato entrambe esito negativo.

Nei giorni seguenti è stato però convocato presso il centro di medicina di Roma Cecchignola dove, il 26 maggio 2003, è stato sottoposto ad un test di analisi, all’esito del quale è stato trovato negativo ad oppiacei e cocaina, ma positivo ai cannabinoidi.

Il 28 maggio è stato convocato presso l’ambulatorio psichiatrico, da dove è stato dimesso con la diagnosi di “reattività ansiosa in tossicofìlo” e una inidoneità temporale per 90 giorni. Al successivo controllo del 28 agosto è risultato all’interno dei parametri di riferimento. Ma nuovamente convocato, il primo settembre, presso l’istituto di psichiatria, è stato dimesso con la diagnosi di “persistente distimia reattiva”. Quindi, il 12 settembre, è stato giudicato nuovamente non idoneo temporaneamente al servizio, stavolta per 180 giorni. Il 29 ottobre 2003 è stato ritenuto “non meritevole di conservare il grado”.

“Deve ritenersi del tutto inammissibile per un appartenente al corpo dei carabinieri – si legge nella sentenza del Tar del Lazio – anche un uso episodico ed occasionale di sostanze stupefacenti, perché tale condotta costituisce una grave violazione degli obblighi assunti con il giuramento e quindi risulta del tutto irrilevante ogni considerazione circa l’irrilevanza penale della condotta, l’eventuale mancanza di ripercussione sociale del fatto, i positivi precedenti dell’incolpato”.

“Nel caso dei militari dei carabinieri – viene ribadito – anche un singolo episodio di consapevole consumo o detenzione di sostanze stupefacenti assume un disvalore tale da far ritenere non sproporzionata l’irrogazione della sanzione espulsiva; nel caso del ricorrente, la gravità della condotta allo stesso contestata emerge proprio dalla intenzionalità della condotta stessa, che costituisce uno dei fattori che impongono all’amministrazione di punire l’infrazione disciplinare con maggior rigore”.

Silvana Cortignani per Tusciaweb

Lascia un commento

error: ll Contenuto è protetto