Carabiniera suicida a Firenze: indagini archiviate, ma restano dubbi sul clima della Scuola Allievi
Lo sgomento della famiglia
“Apprendiamo con stupore e incredulità l’archiviazione delle indagini da parte della Procura di Firenze riguardo il suicidio di Beatrice” commenta Davide Belcuore, zio di Beatrice. Ricordiamo che Davide da qualche settimana ha aderito anche al progetto sindacale militare del Sindacato Unico dei Militari che ha da sempre mostrato una certa sensibilità al fenomeno suicidario tra il personale delle Forze Armate e delle Forze di Polizia.
Il coinvolgimento sindacale e le denunce
Ad accendere i riflettori su quanto succedeva all’interno della Scuola Allievi Marescialli di Firenze era stato il sindacato UNARMA che mesi prima del tragico evento, aveva denunciato fino ai vertici militari e politici il clima vessatorio dentro la Scuola di Firenze. Purtroppo queste segnalazioni sono state ignorate.
Beatrice, una giovane sana e motivata
Beatrice è entrata in quella scuola perfettamente sana e carica di idealità, nulla lasciava presagire che avrebbe potuto compiere un gesto disperato. Era stata anche sottoposta a diverse selezioni psico attitudinali superate brillantemente, tre per l’esattezza, in Marina e due volte nell’Arma dei Carabinieri. Cosa è successo allora?
Il rispetto della dignità nelle Forze Armate
Mi piace ricordare che la gerarchia militare, il rapporto gerarchico funzionale, normato dal Testo Unico dell’Ordinamento Militare, prevede che il superiore debba, tra l’altro, “sempre rispettare nei rapporti con gli inferiori la pari dignità di tutti e informare sempre le proprie valutazioni a criteri di obiettività e giustizia” e curare le condizioni di vita e di benessere del personale. Posso affermare con la consapevolezza di uomo e di militare, già Comandante di uomini in un’unità dell’Esercito ad alta connotazione operativa che malgrado nel corso della mia carriera abbia affrontato un regime addestrativo particolarmente duro, mai nessuno si è permesso di violare la mia dignità di individuo. E io da comandante di uomini ho sempre agito nel rispetto di queste norme.
Dubbi sulle conclusioni della Procura
Dal decreto di archiviazione della Procura di Firenze emergerebbe che “nulla di attribuibile a condotte di tipo vessatorio e persecutorio”, tuttavia è sorprendente che, in realtà non hanno neanche comunicato al legale di famiglia l’archiviazione dell’indagine avvenuta il 14 agosto.
Il silenzio dei colleghi e la lettera anonima
Un’altra cosa che ha sorpreso la nostra famiglia è che nessuno tra i colleghi di Beatrice, vivendo le stesse situazioni non abbia denunciato certe condotte non in linea con i citati dettami normativi, spacciandole per modelli di formazione. Un Maresciallo in forma anonima lo ha fatto attraverso una lettera seguita da quella scritta dalla mia famiglia, definendo alcune pratiche insensate e prive di valore formativo.
La necessità di una riflessione sul fenomeno dei suicidi
Forse è arrivato il momento di fare una riflessione seria sul fenomeno che investe le forze armate e le forze di polizia. Sulle procedure adottate per le indagini interne affidate a personale appartenente alla medesima amministrazione, non creando una distinzione netta tra le attività condotte dalla magistratura ordinaria e quella militare.
Oltre la fragilità la ricerca di altre cause
A mio avviso non si può liquidare questo evento tragico esclusivamente evidenziando una fragilità di Beatrice, ma in ben altre situazioni interne devono essere ricercate eventuali concause che possono anche portare a questi gesti estremi. Al di là dei bei proclami, attendiamo concretamente degli interventi che siano volti a evitare l’insorgere di queste tragedie, uniformando anche le procedure dell’attività formativa, seguendo dei percorsi virtuosi adottati da altre forze armate.
L’impegno della famiglia per la ricerca della verità
Comunque la nostra famiglia è intenzionata a far luce su quanto successo a Firenze che ha contribuito a sottrarci per sempre l’affetto di Beatrice. Siate pur certi che su questo non demorderemo.
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