CAPORALE MORTO IN CASERMA: FU MASSACRATO A BADILATE. NON FU SUICIDIO INDAGINE PER NONNISMO
Per i periti del gip la morte di Tony Drago, trovato cadavere nella Caserma Sabatini di Roma nel 2014, è omicidio. A tre anni dall’apertura dell’inchiesta che vede indagati otto commilitoni del caporale 25enne, i consulenti hanno riconosciuto che il giovane non suicidò. Secondo gli avvocati di parte civile fu vittima di nonnismo.
I fatti risalgono al 6 luglio del 2014, quando il giovane militare fu trovato cadavere all’interno della caserma dei Lancieri di Montebello di Roma. La madre di Tony, residente in Sicilia, la terra natale di Tony, fu avvertita telefonicamente della morte del figlio. Riavutasi dallo choc, negò immediatamente che potesse trattarsi di suicidio come ipotizzava l’inchiesta in capo alla Procura di Roma, nella quale finirono otto militari di stanza nella caserma, tra cui anche il comandante. I funerali si tennero con tutti gli onori militari l’11 luglio 2014, quando il corpo di Tony fu restituito alla famiglia dopo gli esami medico legali. Per oltre due anni non fu aperta alcuna inchiesta da parte della Procura militare, mentre i genitori di Tony furono risarciti per la tragedia avvenuta sotto la giurisdizione militare, con la cifra di 25mila euro. Solo di recente procuratore miliare Marco De Paolis ha avviato un’indagine interna.
Secondo la versione ufficiale ,il giovane si sarebbe ammazzato salendo su una sedia per poi lanciarsi nel vuoto da una finestra al secondo piano, posta ad un’altezza di circa dieci metri. Il verbale della deposizione dei periti verrà depositato nei prossimi giorni, ma è il legale della famiglia Drago ad anticiparne il contenuto. «I periti nominati — afferma l’avvocato Dario Riccioli — hanno esposto le loro ragioni escludendo che Tony sia morto in seguito alla caduta dalla finestra. L’ipotesi del suicidio, a loro giudizio, è incompatibile con la perizia cinematica di Federico Boffi, funzionario della polizia scientifica, esperto della dinamica della scena del crimine. Ed è inoltre incompatibile con il politraumatismo riscontrato sul corpo del povero Tony». In altre parole i periti avrebbero sostenuto la tesi che cadendo da quell’altezza il corpo non poteva finire a circa cinque metri dal muro perimetrale dove è stato trovato. Riferisce sempre l’avvocato Riccioli che il professore Paolo Procaccianti, medico legale incaricato dal gip, avrebbe inoltre rilevato che «l’enfisema polmonare riscontrato (ovvero la fame d’aria dallo stesso avvertita prima di morire) è incompatibile con la morte istantanea derivante dalla precipitazione».