Aumento organico Guardia Costiera: la montagna ha partorito l’ennesimo topolino
In ogni circostanza ufficiale, sia essa una visita istituzionale, una cerimonia o una conferenza stampa, si spendono parole di fiducia, stima e addirittura affetto nei confronti delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera e delle donne e gli uomini che ne fanno parte.
Del resto, cos’altro si potrebbe dire? Si tratta della pura e semplice verità: donne e uomini che, pur tra croniche carenze di organico, difficoltà logistiche di base e ristrettezze economiche, a tutti i livelli si impegnano per garantire il regolare e ordinato “uso civile” del mare.
Ma il fatto è, ed è proprio il caso di dirlo, che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, proprio quel mare da tutti (a parole) amato, e che questi militari sono chiamati a proteggere.
Ma questi “angeli del mare”, cui è stato affidato un così delicato compito, avranno ricevuto anche adeguata (e soprattutto concreta) considerazione? Vi è prova tangibile che a questi sbandierati proclami d’amore sia stato dato seguito attraverso l’emanazione di puntuali e coerenti provvedimenti normativi?
La storia recente di chi salva vite per mare appare paradossalmente costellata di “naufragi normativi”: dalla proposta del Sen. Arlacchi nel lontanissimo 1996, al riordino del Corpo previsto per legge nella precedente legislatura, all’indagine conoscitiva sulle prospettive di riordino 2014, fino alla Riforma Madia del 2015, sembrano tutte occasioni mancate per il formale riconoscimento di una funzione strategica già diuturnamente e concretamente svolta.
Dopo le belle parole, le foto di rito e gli effimeri annunci sui social confezionati per l’occasione, invece, ogni volta i riflettori sembrano spegnersi, lasciando le cose esattamente come erano prima.
In questi giorni, tuttavia, con la Legge di Bilancio 2021 (art. 166 bis – assunzioni straordinarie per il Corpo delle Capitanerie di Porto), approvata, è stato previsto un aumento di organico… sì, di ben 100 unità in 5 anni!
Vero è che, in generale, poco è meglio di niente ma, contestualizzando, “potenziare” un Corpo dello Stato con appena 20 militari in più all’anno, per soli cinque anni (a decorrere pure dal lontano 2023), di mera operazione mediatica, che dovrebbe far riflettere.
Soprattutto se si pensa che il Corpo di Polizia Locale di Roma Capitale conta di circa 6000 uomini ovvero più della metà degli 11000 uomini e donne che conta Il Corpo per il controllo degli 8 mila km di coste nazionali.
Sta di fatto che la consistenza dell’attuale organico del Corpo è abbondantemente insufficiente sia per far fronte alla capillare distribuzione sul territorio nazionale (talvolta unici presidi di Stato in zona) sia per i numerosi compiti svolti: ricerca e soccorso in mare (SAR), protezione dell’ambiente marino, controllo sulla filiera della pesca ed attività di contrasto all’immigrazione clandestina per citarne alcuni. Si comprenderebbe facilmente che l’aumento del personale dovrebbe essere pari a circa 200 unità annue per successivi 5 anni perché solo così si potranno mantenere elevati gli standard operativi ed i livelli di efficienza ed efficacia del Corpo.
Se ad un assetato gli si dà l’acqua col contagocce, lo si vuole davvero aiutare, oppure è un modo per torturarlo, prolungandone l’agonia?
E pensare che una volta erano i marinai quelli a cui si attribuivano promesse facili e mai mantenute.
Cav. Donato Angelini