Attentato a Mosca, chi sono i quattro uomini accusati di terrorismo
I quattro presunti autori dell’attacco al Crocus City Hall di Mosca di venerdì scorso che ha causato la morte di 137 persone e il ferimento di altre 182, sono stati messi in custodia cautelare per due mesi da un tribunale della capitale russa. Tutti sono accusati di “terrorismo” e rischiano adesso l’ergastolo, come confermato dal tribunale Basmanny di Mosca. La loro custodia cautelare, intanto, è stata fissata fino al 22 maggio, ma potrà essere prorogata in attesa del processo, ad oggi non ancora messo in calendario.
Chi sono i quattro arrestati
L’ultimo imputato per l’attacco terroristico arrestato si chiama Muhammadsobir Faizov e va ad aggiungersi agli altri tre arrestati, ovvero Dalerjon Mirzoyev, Saidakrami Rachabalizoda e Shamsidin Fariduni. Faizov è un tagiko di 20 anni, disoccupato, che non parla nemmeno russo e che è stato condotto in tribunale su una sedia a rotelle, accompagnato dai medici che lo hanno assistito dopo le ferite riportate durante l’attentato. In generale gli uomini del commando sono apparsi gonfi in volto, con lividi e segni di tagli, nelle foto diffuse sui media internazionali. Mirzoyev ha 32 anni, Rachabalizoda, 30 e Fariduni, 25. Hanno tutti il passaporto tagiko.
Possibili torture in carcere, il Cremlino non commenta
Intanto nelle scorse ore alcuni canali Telegram filorussi hanno diffuso notizie e pubblicato foto relative a presunte torture subite dai quattro attentatori durante gli interrogatori condotti da parte dei servizi di sicurezza. In particolare, una foto mostrebbe un uomo sdraiato sul pavimento con i pantaloni abbassati che sembra essere collegato con dei fili elettrici ad “un dispositivo di comunicazione militare TA-57, che le forze di sicurezza utilizzano per torturare con scosse elettriche”, come riporta Meduza. Su questo fronte, però, il Cremlino ha rifiutato di commentare. “Lascerò questo tema senza risposta”, ha riferito il portavoce Dmitry Peskov durante una conferenza stampa programmata a seguito della diffusione di notizie e video sui social media russi sulle possibili torture.
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