ASTENSIONE FACOLTATIVA DALLE MENSE?
Prove generali per chi, trovatosi per la prima volta davanti a questo fenomeno guarda con una certa curiosità lo scorrere degli eventi?
E’ notizia di oggi che nelle caserme di tutto il territorio nazionale vi sono state spontanee astensioni dal pasto meridiano. Il motivo, come del resto è sempre accaduto in eventi e momenti differenti dell’ultimo ventennio, sembrerebbe quello di attirare l’attenzione su di una problematica particolarmente sentita dal personale. In questo caso si parla del famigerato Riordino delle Carriere. Svariati i comunicati stampa da parte delle Rappresentanze dei Militari e dei Sindacati di Polizia che lasciano trasparire indignazione e sconcerto verso un provvedimento che a detta dei più non riordina nulla ma acuisce le differenze in termini sia di carriera che economici.
Ma tornando al tema, ieri si sono registrate astensioni spontanee un po’ ovunque, da Milano a Palermo, passando per Roma, sembrerebbe che siano cominciate le prove generali di un’astensione che, a macchia di leopardo, ha toccato più di un centinaio di comuni nella sola giornata di oggi. Il tam – tam dei social netword ha fatto il resto e le domande più ricorrenti che impazzano nel web sono quelle del tipo: “ci vuole un modulo”? ” “a cosa serve astenermi dal pasto?” ” rischio di incorrere in violazioni disciplinari?”
Interessanti quesiti che mi hanno personalmente incuriosito, (anche perché io stesso da lunedì mi asterrò volontariamente dal consumare il pasto in caserma). Questo il primo punto fondamentale, per i militari pranzare oltre che opportuno è anche un diritto , il diritto appunto al trattamento alimentare gratuito , ciò detto però, il modo per il quale si alimenta il singolo militare non è affar di Stato, l’obbligatorietà nel recarsi a mensa per poter consumare il pasto è una notizia FALSA. OBBLIGATORIA invece è la concessione da parte dell’Amministrazione dei canonici 30 minuti di pausa che il militare potrà utilizzare se richiesto, a sua discrezione.
L’unica proscrizione in tale periodo è quella che l’amministrato non potrà destinare tale attività al servizio. A supporto di tale tesi, gli esempi si sprecherebbero, pensiamo per esempio al rimborso spesa per il pasto non fruito (del tipo ok trasporti materiale sensibile? non puoi fermarti in base per pranzare? bene ti riconosco € 20,00 di mancato pasto ma appena torni ti punisco!!) oppure, pensiamo a quei colleghi che grazie alla circolare sull’indice di massa corporea e peso ponderale devono perdere qualche chilo (bene, vedo che ti porti la sogliola da casa, segui una dieta? bravo, continua così, impegnati, ma nel frattempo ti punisco perche non ti sei recato a mensa!) Ma esempi a parte, il riferimento normativo lo ritroviamo in diverse pubblicazioni e direttive, una di queste è la direttiva SMA-ORD-011 “NORMATIVA GENERALE SULL’ORARIO DI SERVIZIO E SUL LAVORO” STRAORDINARIO ed. 2015. Cap. 5 punti g, h, i, j, leggiamoli per evitare fraintendimenti di sorta: g. All’interno dell’orario di servizio, le pause destinate alla consumazione dei pasti, a richiesta dell’interessato, fatte salve le esigenze di servizio, possono essere destinate ad attività diverse. In tale circostanza decade il diritto al trattamento alimentare gratuito ed il richiedente deve sottoscrivere apposita dichiarazione liberatoria al fine di escludere l’Amministrazione da qualsiasi responsabilità in caso di incidenti occorsi durante la pausa pranzo. h. Tra le diverse attività alle quali può essere destinata – a richiesta dell’interessato – la pausa mensa, in ogni caso, non può essere compresa alcuna attività di servizio, inclusa l’attività finalizzata all’efficienza operativa di cui alla direttiva SMA-ORD-034. i.
Il Comandante di Corpo deve valutare che le attività diverse, da svolgere nell’intervallo (obbligatorio) normalmente destinato alla consumazione del pasto, siano compatibili con le prioritarie esigenze di servizio nonché con quelle del recupero delle energie psico-fisiche cui è preordinata la necessità della pausa. j. La facoltà di poter destinare ad altre attività la pausa destinata alla consumazione del pasto dovrà, di massima, essere soggetta a programmazione in modo da consentire all’Amministrazione le necessarie variazioni amministrative relative agli assegni mensa ecc…, nonché esplicitare il presupposto della mancata consumazione del pasto all’interno di strutture dell’A.D. o convenzionate.
Fugato il primo dubbio, proviamo a rispondere all’altro quesito che si registra essere “gettonato” sul web e cioè: ci vuole un modulo? Non per forza un pre-stampato, si rilascia comunicazione in carta semplice ove il militare che vorrà, per i motivi più svariati, astenersi dalla consumazione del pasto presso la mensa di servizio, lo espliciti. In pratica anche un foglio scritto a penna ed indirizzato al superiore in grado dove scriverà ad esempio: Il sottoscritto Domenico Rossi, effettivo presso bla bla bla bla bla comunica che si asterrà dal consumare il pasto meridiano presso la mensa di servizio provvedendo in proprio, sollevando l’Amministrazione da ogni responsabilità per il tempo previsto di minuti 30 dalle ore 13:00 alle ore 13:30. Fatto questo, l’ipotetico Militare potrà dedicare il suo tempo ad attività a lui congeniali ma NON potrà effettuare attività del tipo utilizzare l’auto di servizio per svolgere incarichi o comandate, meglio una passeggiata a piedi che è più salutare.
Chiarito il secondo punto andiamo al terzo grande quesito che imperversa nei vari Gruppi tematici che la stragrande maggioranza dei militari italiani “bazzica” e cioè: a cosa serve astenermi dal pasto?” Be… intanto questa è una scelta personale, le motivazioni possono essere le più svariate, magari non piace il rancio, o forse si abita di fronte casa e si vuol fare contenta la moglie pranzando in famiglia, non saprei rispondere a questo, ma ho sentito una leggenda che vuole che dopo le grandi manifestazioni del passato dove i Sottufficiali negli anni 70 si batterono per avere un minimo riconoscimento per i diritti di rappresentanza (ve ne fosse qualcuno in più, di quel calibro, in certi COCER “mio pensiero personale”), e dopo le dimostranze degli anni 90 e del anni 2003 (suggerisco a tal proposito di visionare le comunicazioni e le manifestazioni di solidarietà elargite dal COCER ESERCITO con delibera 45/2003 46/2003 e 47/2003 e relativi comunicati stampa), bene, sembrerebbe (racconta sempre la leggenda), che nelle comunicazioni che i Reparti giornalmente svolgono alle SS.AA sia espressamente prevista la comunicazione del numerico dei militari che abbiano usufruito del pasto e del numerico di chi se nè astenuto. Ciò, vuole la leggenda, quale termometro per misurare eventuali malumori che si possano verificare al Reparto.
Perdonate cari lettori se vi ho annoiato ma, in considerazione del fatto che alcuni colleghi, senza distinzione di grado, si improvvisano giuristi, ed ognuno dà la sua soluzione, “PERSUASIONE” o riflessione sulla fattibilità o meno dell’astensione facoltativa al pasto, ho voluto dare un mio piccolo contributo, (qualcuno a questo punto penserà che potevo anche risparmiarmelo…) ma sapete amici, noi Graduati, in genere, siamo fatti così, NOI CI SIAMO SEMPRE.
Palermo, 19/11/2016
Dr. Marco Votano
Contributo di pensiero dedicato alla memoria di Emilio Ammiraglia (25-01-1949 – 20-10-2015)