ASSALTA CASERMA CARABINIERI E MASSACRA I MILITARI. TUNISINO IN LIBERTA’ CON LA BEFFA DEL GRATUITO PATROCINIO
(di Fabrizio Tenerelli) – Imperia – Quello che sto per illustrarvi e un piccolo “gioco di prestigio”, semplice semplice, del quale vi svelerò anche il trucco.
Siete pronti? Bene, prendiamo un immigrato nordafricano accusato di tentato furto e resistenza a pubblico ufficiale, per aver tentato di rubare all’interno di una caserma dei carabinieri ed aver malmenato un militare, nel fallito tentativo di scappare (andato a buon fine, invece, per altri due complici). Arrestiamolo e processiamolo per direttissima. Dopodiché lo condanniamo a tre anni, ma – colpo di scena – il magrebino torna (o per lo meno, è destinato a tornare) in libertà. Ora, come promesso, vi spiego anche il trucco, con un finale che si preannuncia a sorpresa.
È il 17 settembre scorso, quando Mohamed Slim, 23 anni (probabile nome di fantasia, visto che il giovane non ha i documenti ed è conosciuto con diversi alias) viene arrestato a Ospedaletti, piccola località balneare della provincia di Imperia. Assieme a due complici riusciti a scappare – dopo aver minacciato il carabiniere con un bastone – Mohamed viene ammanettato, non prima, però, di aver malmenato il militare, che finisce al pronto soccorso. I tre si erano introdotti nell’area privata della caserma ed erano saliti negli alloggi, cercando anche di sfondare una porta blindata.
All’apertura della direttissima, il giudice convalida l’arresto, con detenzione in carcere, e rinvia ad oggi la sentenza. Mohamed viene condannato a 3 anni di reclusione: due per la resistenza e uno per il tentato furto. Assistito dall’avvocato Mario Leone, tuttavia, sceglie la via del patteggiamento, che gli consente di ottenere lo sconto di un terzo della pena. La condanna scende così a due anni, senza sospensione condizionale. Ma non finisce qui. E qui entriamo nel vivo del “gioco di prestigio”: la pena viene commutata in espulsione immediata dal nostro territorio nazionale. Vale a dire che Mohamed Slim non sconterà i due anni in carcere, ma verrà cacciato dall’Italia per avere fatto il “cattivo”. Tutto bene, se non fosse che Mohamed non ha i documenti. Quindi, dove lo mandiamo? In Tunisia? Le autorità tunisine potrebbero disconoscerlo, in mancanza dei documenti. Chi garantisce, infatti, che sia tunisino, piuttosto che algerino o libico.
Nel caso in cui non si riuscisse ad accertare la sua reale provenienza (e dubitiamo che Mohamed possa contribuire), il nordafricano dovrà essere preso in consegna dalla Questura che lo affiderà a uno dei tanti centri di identificazione sparsi sul territorio. Ma la prassi, così apprendiamo nei corridoi del tribunale, è che dopo qualche giorno il soggetto si allontana e fa perdere le proprie tracce. Sì, perchè il centro di identificazione non è di detenzione. Insomma, non è un carcere. Il gioco, dunque, è presto fatto. Se i fatti andranno realmente in questa maniera, Mohamed tornerà a circolare in Italia, come se nulla fosse accaduto e con generalità diverse, pronto per delinquere di nuovo.
E adesso, la sorpresa finale. Mohamed ha chiesto il gratuito patrocinio e, molto probabilmente, sarà lo Stato italiano a pagargli l’avvocato. Male che vada, ovvero se lo Stato dovesse rifiutarsi di pagare (ad esempio, perchè non ha i documenti) non c’è problema: sarà il suo legale a rimetterci l’onorario. (Il Giornale)