Esercito

Alluvione Emilia-Romagna: ancora un generale dell’Esercito alla guida della ricostruzione

La linea del governo resta salda: dopo Figliuolo, si profila la nomina del generale d’Ubaldi

Il cambio della guardia alla gestione post-alluvione in Emilia-Romagna mantiene la rotta militare. Mentre il mandato del generale Francesco Figliuolo volge al termine, dopo la nomina quale vice direttore dell’AISE il governo si prepara a passare il testimone a un altro alto ufficiale: il generale di corpo d’armata Mauro d’Ubaldi. La nomina potrebbe arrivare già oggi 23 dicembre, durante il prossimo Consiglio dei Ministri.

Continuità nella gestione militare

La scelta di d’Ubaldi conferma la strategia dell’esecutivo di affidare la complessa macchina della ricostruzione a figure provenienti dalle forze armate, consolidando un approccio che privilegia competenze logistiche e gestionali tipiche del mondo militare. Una decisione che sembra ignorare le aspirazioni del neo-governatore Michele de Pascale.

Lo scontro politico

La mossa rappresenta di fatto la prima battuta d’arresto politica per de Pascale, che aveva manifestato interesse per il ruolo commissariale sin dai primi momenti dopo la sua elezione. Il governatore, messo di fronte alla probabile nomina militare, ha già lanciato un messaggio chiaro: se il governo persegue questa strada, dovrà assumersi la piena responsabilità della gestione delle gare d’appalto.

Scenari alternativi

Non mancano ipotesi alternative, tra cui l’individuazione di una figura intermediaria che possa fungere da ponte tra Bologna e Roma. Una soluzione che richiamerebbe quel “patto repubblicano” invocato da de Pascale la sera della sua vittoria elettorale, ma che al momento sembra perdere terreno rispetto all’opzione militare.

Le sfide future

Con la scadenza del mandato di Figliuolo prevista per il 31 dicembre, il tempo stringe per garantire una transizione efficace. La nomina di d’Ubaldi, forte della sua esperienza sia sul campo che in ruoli amministrativi, potrebbe rappresentare la sintesi tra continuità operativa e nuove strategie di gestione per il 2025.

La partita della ricostruzione in Emilia-Romagna si conferma così non solo una sfida tecnica e logistica, ma anche un terreno di confronto politico-istituzionale, dove la scelta di mantenere una guida militare segna una precisa direzione nell’approccio governativo all’emergenza.

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