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AL SENATO LE RAPPRESENTANZE MILITARI PER IL RIORDINO DELLE CAPITANERIE DI PORTO

In senato prosegue
l’audizione delle rappresentanze militari per il riordino delle capitanerie di
porto.

Il contrammiraglio
RICCA, delegato della Marina Militare, ha sottolineato l’opportunità a che gli
interventi di riordino del Corpo delle capitanerie di porto non stravolgano
l’attuale quadro ordinamentale delle Forze armate, che vede il Corpo stesso
quale parte integrante della Marina, soprattutto in relazione alle attività di
reclutamento e di formazione del personale. Peraltro, la problematica sollevata
dal disegno di legge n. 1157 potrebbe trovare adeguata soluzione sotto un punto
di vista squisitamente funzionale, valorizzando le competenze e le
professionalità delle singole realtà istituzionali operanti sul mare. Il
disegno di legge in questione, inoltre,  sarebbe
carente proprio in relazione alle problematiche del personale, che dovrebbe
transitare nella nuova Guardia costiera esclusivamente su base volontaria al
fine di evitare disallineamenti di carriera e trattamenti sperequativi.
           
Il sergente maggiore MESSINA, delegato Co.Ce.R. aeronautica,  ha rimarcato
l’opportunità di conferire al Corpo le stesse prerogative delle Forze di
polizia, esprimendo quindi un avviso tendenzialmente favorevole sul disegno di
legge n. 1157, invitando però la Commissione a considerare al riguardo i
rilievi formulati dal contrammiraglio Ricca.
            
L’appuntato scelto PINTO, delegato Co.Ce.R. Carabinieri, ha espresso piena
solidarietà al personale delle Capitanerie di porto, chiamato ad espletare i
propri compiti istituzionali in un contesto di crescente difficoltà, esprimendo
l’auspicio a che il Corpo possa essere equiparato alle Forze di polizia,
sottolineando altresì l’opportunità di dotarlo di una rappresentanza COCER
autonoma.
           
Il generale BARTOLONI, delegato Co.Ce.R. Guardia di Finanza, ha evidenziato che
la proposta contenuta nel disegno di legge n. 1157 presenta una serie di
aspetti problematici, istituendo nella sostanza una sesta forza di polizia ed
impattando in modo dirompente sull’assetto delineato dalla legge n. 121 del
1981 senza recare, al riguardo, alcuna normativa di coordinamento e senza
prevedere, altresì, un’opportuna dipendenza funzionale dal ministero
dell’Interno. Gli operatori della nuova Guardia costiera, inoltre, non si
vedrebbero attribuite le necessarie potestà giuridiche per l’espletamento dei
loro compiti.
           
Anche la finalità della riduzione di spesa non sembra del tutto soddisfatta
dall’articolato: considerato, infatti, che quasi il 92 per cento dei costi del
Corpo sono attribuiti alle spese per il personale, i potenziali risparmi di
spesa corrente inciderebbero solo sul restante 8 per cento. Per contro, la
prevedibile richiesta, da parte del personale delle Capitanerie, di accedere al
trattamento economico delle Forze di polizia potrebbe comportare ulteriori
aggravi.
           
Ulteriori problematicità, infine, si ravvisano nel passaggio alla nuova Guardia
costiera del personale precedentemente impiegato nelle altre Forze di polizia
operanti sul mare.

           
Conclude osservando che un miglioramento del coordinamento interforze potrebbe
costituire una valida alternativa, in grado di garantire, senza ricorrere
all’intervento legislativo, il giusto grado di razionalizzazione e di
flessibilità.

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