Agente perseguitata da ex collega racconta in aula l’incubo: «Le mie foto intime su Onlyfans per vendetta»
Una storia di stalking tra le mura di due comandi di polizia locale. Con una giovane agente vittima del suo ex compagno, attuale comandante in un comune campano. L’auto bruciata, mesi di stalking, social hackerati e foto intime finite su un Onlyfans. Sono questi gli elementi di un incubo iniziato con la fine di una relazione e che ora è un processo, ancora in corso.
Tutto sarebbe partito dalla notte del 12 marzo 2023, quando in un parcheggio vengono incendiate tre auto. Le indagini dei carabinieri portano ad individuare un piromane: l’ex compagno della proprietaria di una delle vetture distrutte. Da lì emerge un quadro inquietante: l’uomo avrebbe perseguitato la donna, sua ex fidanzata, con continui tentativi di avvicinamento e messaggi, configurando il reato di atti persecutori. Per il pm si tratta di stalking, per cui spesso si provvede prima di tutto alla tutela della vittima. Che in questo caso però ha scelto di esporsi pubblicamente, ricostruendo mesi di violenze psicologiche e umiliazioni.
Nella denuncia diventata processo (con rito abbreviato) la donna parla di un rapporto nato tra Umbria e Campania, quando entrambi indossavano l’uniforme della Polizia Locale. Relazione interrotta quando lei nota atteggiamenti morbosi e limitanti. Si sentiva controllata, ma per quieto vivere decide di non troncare. Fino a quando l’uomo, stando al suo racconto, entra in casa e carpisce numeri e password per spiarla online. Creando un falso profilo dell’ex dove pubblica foto hot rubate dal suo pc. Tutto per vendetta e per farle perdere il lavoro, dopo la rottura.
Lui invece, difeso da due legali, fornisce una versione opposta. Sostiene di aver speso 20mila euro per la ex, tra viaggi, regali e lavori domestici. E di aver preteso la restituzione alla fine della storia. Di aver litigato dopo aver scoperto chat della donna con altri uomini. E di non aver mai compiuto gli atti di cui è accusato.
Ma le indagini puntano sul 47enne: le immagini di un distributore e l’aggancio del suo telefono vicino casa della donna la notte dell’incendio delle auto lo inchioderebbero. Per questo è finito a processo con obbligo di braccialetto elettronico.
La vittima attende ora il contraddittorio in aula previsto per maggio. Dovrà rispondere alle domande della difesa, dopo aver già ricostruito per oltre tre ore l’incubo vissuto: dalla fine della relazione agli atti persecutori, alla diffusione di foto private.
Tra i testimoni anche il sindaco del paese dell’uomo, per spiegare le telefonate fatte alla donna forse per convincerla a ritirare la denuncia. E alcuni conoscenti di lei, contattati dall’imputato per indurli ad interrompere i rapporti. Ora sarà il giudice a ricostruire i fatti e le responsabilità.
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