ADDIO ALLA CAUSA DI SERVIZIO E ALLA PENSIONE PRIVILEGIATA. L’INAIL IN AGGUATO COME L’ASSO PIGLIA TUTTO. SARA’ UN BENE PER GLI OPERATORI DEL COMPARTO?
Il mondo militare è un mondo particolare. A cavallo tra una legislazione e giurisdizione “ordinaria” ed una speciale, tanto da avere un proprio Codice Penale e di Procedura Penale Militare – addirittura diversi tra tempo di pace e di guerra – un clero ad hoc e una sanità interna;il microcosmo militare ha sempre ispirato ambienti e criteri dotati di una speciale autonomia impermeabile all’esterno che àlea foraggiata di quella autoreferenzialità, tipica di quei complessi sociali in cui il termine “critica” ha sempre un’accezione negativa; come se fosse un mondo confinato in una sorta di zona franca a statuto speciale.
L’isolamento – storico – delle amministrazioni militari dal contesto socio-giuridico in cui anch’esse sono incardinate, con il passare del tempo, ha generato dei “mostri”di regolamenti e circolari che hanno costretto in tantissime situazioni i militari ad adire alle vie legali per difendere i propri diritti. Quegli analoghi diritti che, in ambito “civile”, sono addirittura posti a base della tutela dei lavoratori senza ulteriori aggravi per quest’ultimi. L’argomento è serissimo, perché attiene a problematiche afferenti la salute dei lavoratori sui luoghi di lavoro e al nesso di causalità tra patologie riscontrare (alcune invalidanti) e le modalità di somministrazione dei vaccini,all’esposizione a materiali pericolosi, comel’uranio impoverito e l’amianto.
La questione, come tanti ricorderanno, ha goduto della ribalta giudiziaria che ha portato alla condanna, in primo grado, e poi all’assoluzione, di alcuni vertici dell’amministrazione della Difesa. Grazie dell’eco mediatica sollevata da centinaia di militari, ai quali sono state riscontrate serie patologie correlate all’esposizione all’amianto e all’uranio impoverito, e grazie al lavoro condotto dalla Commissione Parlamentare d’Inchiesta creata ad hoc (già a partire dal 2010), è iniziato un processo di valutazione che ha fatto luce sulle cause che hanno creato eventi tanto traumatici per i lavoratori con le stellette e per le quali alcuni militari sono addirittura deceduti.
La citata Commissione Parlamentare è scesa concretamente in campo e non è certo passata inosservata la proposta legge presentata alla Camera da ben 169 deputati (quasi un quarto della Camera), capeggiati dall’On. Scanu. Il disegno di Legge n. 3925, recante “Modifiche al decreto legislativo 9 aprile 2008, n.81, e altre disposizioni concernenti sulla sicurezza sul lavoro e a tutela assicurativa contro gli infortuni e le malattie professionali del personale delle Forze Armate”, prevede sostanzialmente il riordino della materia della tutela assicurativa del personale delle FF.AA. riconducendola nell’ambito dell’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, garantita dall’Inail. La proposta di Legge, tra l’altro, prevede la cessazione dell’applicazione dell’istituto dell’equo indennizzo e della pensione privilegiata, in luogo di prestazioni indennitarie (al momento non disciplinate) garantite dalla stessa Inail.
Per questo progetto sono scesi in campo anche personalità di altissimo profilo istituzionale come il Dottor Guariniello. Il magistrato, in diverse occasioni pubbliche, ha posto in evidenza l’anomalia e la pericolosità del sistema gerarchico-militare il quale, ontologicamente, non può garantire terzietà in materia di sicurezza su quei luoghi di lavoro che sono di pertinenza delle stesse amministrazioni militari[1].
Sebbene dalle premesse del citato disegno di legge il lettore è portato a pensare di trovarsi dinnanzi ad un provvedimento che finalmente tenta di scardinare l’ermetismo delle strutture militari (in tema di tutela della salute), a vantaggio di una terzietà e di una trasparenza storicamente avulse al mondo delle stellette, personalmente ho qualche dubbio sulla totale bontà del progetto in questione.
L’Inail, al netto delle sue competenze, non è un soggetto disinteressato, e terzo, rispetto ad una simile operazione: anche perché dall’oggi al domani si troverebbe ad incamerare circa 350mila lavoratori in più! Con relativo Premio assicurativo pagato dal datore di lavoro – lo Stato. A parte la considerazione su CHI ricadranno e a QUANTO ammonteranno i costi di questa “assicurazione” e sulle relative coperture, non vorremo che accadesse, di nuovo, il pastrocchio che si è verificato con il passaggio dall’Inpdap all’Inps! O, addirittura, che i costi, anche in termine di minori sussidi, ricadano su tutti i lavoratori Inail: quindi anche sui privati!
Al di là di ciò, con tabelle alla mano, il personale militare, a cui verrà riconosciuta una patologia quale causa di servizio, ci guadagnerà o ci perderà da questo passaggio? E la pensione privilegiata, ad esempio, da cosa verrà integrata? E in quale misura?
A fare da contraltare alla proposta dell’On. Scanu sono scesi in campo l’On. Vito e l’On. Cirielli, che con il loro disegno di legge n. 4243 recante “Disposizioni concernenti la tutela assicurativa per infortuni e malattie del personale del Comparto sicurezza e difesa”, prevedono di lasciare al lavoratore la libertà di optare per l’una o l’altra soluzione (Comitato di Verifica o Inail). Sebbene la proposta sia più morbida rispetto a quella di Scanu, non si può sottacere che nel tentativo di bilanciare un possibile squilibrio, si rischia di far passare un messaggio non esattamente politically correct. In linea generale bisognerebbe evitare queste zone grigie dello stare con un piede in due scarpe diverse!
Giochiamo a carte scoperte! Se lo scopo è quello di avvicinare il mondo militare alla società civile noi siamo d’accordo, ma apriamo a 360 gradi su tutti i fronti: rappresentanza del personale, tutele individuali, contrattazione di primo e secondo livello, altrimenti è solo l’ennesimo e pericoloso groviglio istuzional-regolamentare.
E’ innegabile che l’argomento meriti un’attenta valutazione ed è auspicabile che le rappresentanze del personale si attivino, sia a livello centrale che periferico, per informarsi e informare i lavoratori e per vigilare attentamente sulla portata di questi dispositivi, già nella loro fase embrionale. Il dubbio che la proposta dell’On. Scanu riservi qualche amara sorpresa è animata anche da una piccola sottigliezza: nel testo si parla solo di FF.AA. e, riferendosi ai Carabinieri, questi sono stati equiparati a FF.AA. L’art. 1 recita, infatti: “Ai fini dell’applicazione delle disposizioni si cui alla presente legge, l’Arma dei Carabinieri s’intende compresa nelle Forze Armate”.
Premesso che la Benemerita E’ la quarta Forza Armata dello Stato, non si capisce perché nel testo mancano Guardia di Finanza e Polizia di Stato che comunque sono assoggettate all’attuale sistema medico-legale-militare! Al netto dell’ignoranza (nel senso della mancata conoscenza di tale circostanza) di chi ha scritto il testo (cosa di per se poco rassicurante) non vorremo che l’obiettivo dei firmatari della proposta con a capo l’On. Scanu sia quello di tenere fuori dal dibattito i sindacati di polizia che, bontà loro, potrebbero legittimamente “protestare” per un provvedimento che nasconde più di qualche ombra e necessiterebbe di una più approfondita analisi. Soprattutto in termini di attese o, per meglio dire, di eventuali riflessi negativi sul personale. Non sarebbe opportuno un dibattito aperto piuttosto di un’imposizione fatta d’imperio, decisa in stanze asfittiche, i cui effetti potrebbero comportare decurtazioni alle pensioni del personale delle FF.AA.? O bisogna sempre ricorrere al contenzioso, invertendo i termini del noto adagio popolare meglio prevenire che curare?
Per concludere, rimanendo in tema di detti popolari, personalmente il progetto di Scanu mi ricorda molto la storiella simpatica, ma indicativa, del passerotto che infreddolito chiese alla mucca un po’ di caldi escrementi per potersi scaldare. Dopo esser stato soddisfatto, a causa del forte lezzo, vedendo una volpe (all’insaputa del povero uccellino, affamata) le chiese di toglierlo dalla melma perché si sentiva male. La volpe, dapprima schizzinosa, morsa dalla tagliola della fame si sacrificò e tolse il passerotto da tale confortevole ma nauseabondo giaciglio e, dopo una leggera sgrullata, se lo mangiò.
Non so se dietro al progetto Scanu c’è una mucca o ad una volpe, ma una cosa è certa: qualunque sia la sorpresa potrebbe essere amara.
Francesco Zavattolo
Segretario Generale Ficiesse
[1] Per meglio contestualizzare l’ambiente in cui si opera, giova qui riportare testualmente un estratto di pag. 103 della Relazione sulle risultanze delle indagini svolte dalla Commissione Parlamentare d’Inchiesta – Relatore Sen. Costa – approvata il 9 gennaio 2013: “Le testimonianze su eventi attribuiti alla somministrazione di vaccini si sono arricchite di un ulteriore contributo nel corso dell’audizione della signora Silvana Miotto e del signor Andrea Gomiero, accompagnati dalla signora Passaniti (seduta del 19 settembre 2012). Gli intervenuti hanno illustrato la vicenda del figlio David, la cui grave condizione di salute (nel 2009 è stata riconosciuta l’invalidità civile al 100 per cento, portata al 90 per cento l’anno successivo, per sospetta allergia ai metalli con limitazione alla deambulazione) imputano alla somministrazione multipla di vaccini in una sola giornata, in una situazione di debilitazione fisica, caratterizzata da una progressione ingravescente e comunque rubricata come simulazione nonostante le chiare condizioni di decadimento delle condizioni fisiche. La Commissione ha infatti appreso con vivo sconcerto che contro David Gomiero, a un mese dal congedo intervenuto l’8 febbraio 2007, per le riconosciute gravi condizioni di salute, era stato istruito un processo per diserzione aggravata e truffa, in quanto il giovane era accusato di avere finto la malattia; nel medesimo periodo lo stesso era ricoverato presso l’ospedale della città di residenza dove, oltre alla persistenza dei sintomi, veniva registrato un vistoso calo del peso corporeo. Anche se tutte le accuse sono cadute, la Commissione non può non rilevare la gravità di tale evento e si duole che, malgrado i numerosi atti di sindacato ispettivo presentati alla Camera e al Senato, uno dei quali sottoscritto da senatrici e senatori membri della Commissione stessa e presentato all’indomani dell’audizione, nessuna misura sanzionatoria sia stata adottata nel confronti dei promotori di tale deprecabile iniziativa.””