ABUSI SESSUALI SU MINORE, A GIUDIZIO UN CARABINIERE
(di Mauro Lissia) – Una bambina di sette anni coinvolta in giochi erotici dalla madre e l’amante: subisce in silenzio, nasconde e tre anni dopo racconta tutto alla psicologa che la seguiva. È accaduto in un paese del Cagliaritano e martedì mattina (12 settembre) si apre il processo: davanti alla prima sezione del tribunale verrà ricostruita a porte chiuse una vicenda delicatissima, non priva di ombre e incertezze.
Uno degli imputati è un carabiniere che fino al 2012 prestava servizio in un paese del Cagliaritano col grado di appuntato. Deve rispondere di atti sessuali con minore al di sotto dei dieci anni, la stessa accusa rivolta alla madre della bimba che è imputata anche di maltrattamenti in famiglia. Il pm Paolo De Angelis ha in mano una sola prova a carico del militare e della donna: il racconto postumo della bambina, sentita cinque anni fa in un incidente probatorio in sede protetta dal sostituto procuratore Danilo Tronci insieme a una psicologa infantile. I difensori Antonio Carta, Roberto Peara e Maria Grazia Monni (per la madre) possono contare sullo stato psichico della bimba, oggi quindicenne, che potrebbe aver lavorato inconsciamente con la fantasia per ragioni che non attengono alla cronaca giudiziaria.
I fatti, così come emergono dagli atti d’indagine. Siamo nel 2009, la piccola vive insieme alla madre, al padre disoccupato e alle due sorelle più grandi in condizioni di estremo degrado. La famiglia riceve l’assistenza dei servizi sociali e sostegno psicologico, la madre è nota per le sue intemperanze. D’improvviso il padre scompare e soltanto settimane dopo le figlie ricevono una lettera: «Perdonatemi – è scritto – ho dovuto lasciarvi per trovare un lavoro e garantirvi il pane».
La figlia più piccola non la prende bene e proprio in quei giorni riferisce alla psicologa di aver subìto attenzioni proibite da un uomo, che aveva una relazione con la madre. La bimba ha solo sette anni ma parla di rapporti completi. La psicologa informa la Procura e parte l’inchiesta. Sono i commilitoni della compagnia di Sanluri a scoprire che l’uomo chiamato in causa dalla bimba è un collega, a sua volta sposato e padre di una ragazzina. Si cercano riscontri, vengono sentite le sorelle della bimba: «Mai visto o sentito nulla».
La madre nega, poi sparisce con un altro uomo, si rende irreperibile. Il carabiniere respinge ogni accusa, non ammette neppure la relazione sessuale con la donna. C’è però la conferma, con sfumature e dettagli da chiarire, nell’incidente probatorio. Ma saltano fuori anche elementi di incertezza, un’incertezza alimentata anche dal carattere molto particolare dell’unica testimone e parte offesa. Per adesso la vicenda è scritta negli atti d’inchiesta, fra punti interrogativi e rimandi a un dibattimento dove non sarà facile arrivare alla verità. (La Nuova Sardegna)