Esercito

I Bersaglieri, i “Fanti Piumati”: Ardore e Impeto di un’Eccellenza dell’Esercito Italiano

Il 18 giugno si celebra la festa dei Bersaglieri, antica specialità di fanteria leggera dell’Esercito Italiano e uno dei corpi più gloriosi e decorati della storia militare nazionale. Una data che commemora l’istituzione del corpo avvenuta il 18 giugno 1836 per volere di Re Carlo Alberto di Savoia, su proposta del generale Alessandro La Marmora.

Le Origini e il Battesimo del Fuoco

Fin dalla loro fondazione, i Bersaglieri vennero concepiti come truppe scelte addestrate per compiti di esplorazione, primo contatto col nemico e operazioni ardite a fiancheggiamento della fanteria di linea. Dotati di armamenti leggeri e precisi come la carabina Mod. La Marmora, questi fanti corsaioli si distinguevano per la loro ineguagliabile mobilità, autonomia operativa e spiccate doti di combattimento.

Le prime quattro compagnie che diedero vita al I Battaglione nel 1836 vennero formate tra luglio di quell’anno e il febbraio 1843. Il battesimo del fuoco arrivò appena 12 anni dopo, l’8 aprile 1848, quando nella battaglia del Ponte di Goito i Bersaglieri si lanciarono in un attacco a testa bassa contro gli Austriaci, spazzando le loro linee con un fuoco micidiale. Fu l’inizio di una leggenda.

L’Espansione nell’Italia Unita

Con l’aumentare delle esigenze belliche nel neonato Regno d’Italia, i battaglioni Bersaglieri crebbero rapidamente di numero, fino a un massimo di 36 nel 1861, riuniti in 6 reggimenti. Protagonisti dell’eroica Presa di Roma del 20 settembre 1870, persero però l’autonomia operativa l’anno successivo, confluendo in 10 reggimenti su 4 battaglioni ciascuno, portati a 12 su 3 battaglioni nel 1883.

La Grande Guerra e il Dopoguerra

La massima espansione si ebbe durante la Prima Guerra Mondiale, quando il Corpo venne schierato in 2 divisioni speciali, 7 brigate, 21 reggimenti e 5 battaglioni autonomi. Nel 1924 i 12 reggimenti vennero trasformati in ciclisti, mantenendo questo ordinamento fino al 1936.

L’Apice nella Seconda Guerra Mondiale

Ma fu nella Seconda Guerra Mondiale che i Bersaglieri raggiunsero l’apice della loro leggendaria fama. Inquadrati nelle divisioni corazzate, motorizzate e celeri, reparti come il 5°, 7°, 8°, 9°, 10° e 12° Reggimento combatterono con eccezionale valore su tutti i fronti, dalle steppe russe al deserto nordafricano. Qui, sotto il mitico “Diavolo della Metropolitana” Rommel, svolsero un ruolo cruciale nelle vittoriose battaglie di El Alamein e Tunisia del 1942-43, attirando le lodi dello stesso feldmaresciallo: “Il soldato tedesco ha stupito il mondo, ma il Bersagliere italiano ha stupito il soldato tedesco”.

Dalla Liberazione a Oggi

Nella Guerra di Liberazione, il Corpo proseguì a dare il suo insostituibile contributo con il 4° Reggimento, il Battaglione “Goito” e altri reparti minori nell’Esercito cobelligerante italiano e nel Corpo Italiano di Liberazione.

La fine del conflitto non fermò la gloriosa epopea dei Bersaglieri. Già nel 1946 il 3° Reggimento venne ricostruito, seguito nel 1949 dall’8° che nel 1986 avrebbe dato vita alla Brigata “Garibaldi”. Attualmente sono 6 i reggimenti in vita, le cui Bandiere di Guerra si fregiano di ben 9 Croci di Cavaliere dell’Ordine Militare d’Italia, 12 Medaglie d’Oro, 11 d’Argento, 28 di Bronzo e 1 Croce di Guerra al Valor Militare.

In quasi due secoli di battaglie, i Bersaglieri hanno incarnato al meglio i valori di ardore, impeto e coraggio che ne hanno fatto una vera élite dell’Esercito italiano. Riconoscibili dai loro iconici simboli come il cappello piumato, il foulard cremisi e i guanti neri, questi soldati scelti hanno continuato a partecipare con onore a tutte le principali missioni internazionali degli ultimi decenni.

L’Indomito Grido “Urrà!”

Oggi come allora, il loro inconfondibile grido di guerra “Urrà!” continua a risuonare sui campi di battaglia. Un’invocazione di quel fiero valore che da Goito a Montelungo, El Alamein e oltre, ha reso il nome dei Bersaglieri indissolubilmente legato alle più immense glorie dell’arme italiana.

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