Carabiniere denuncia comandante per discriminazione razziale: “Mi disse che gli extracomunitari in caserma non possono entrare”
In un atto di coraggio e di difesa dei propri diritti, un carabiniere di origini indiane, adottato e cresciuto in Italia da genitori italiani, ha recentemente denunciato il proprio comandante di compagnia per atti discriminatori a sfondo razziale. La denuncia, presentata sia alla Procura che all’Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac), si avvale delle tutele previste per i whistleblower, ovvero coloro che segnalano irregolarità e abusi.
Il militare, la cui identità non è stata resa nota, ha descritto un incidente particolarmente grave avvenuto nella sala mensa della caserma. Il comandante, nel vederlo, avrebbe rivolto parole offensive e discriminatorie al carabiniere : “E tu cosa ci fai qui? Lo sai che gli extracomunitari in caserma non possono entrare?”.
Queste parole hanno lasciato il carabiniere profondamente ferito e costantemente all’erta, creando un ambiente di lavoro teso e ostile. Ma le discriminazioni non si sono fermate qui. Secondo quanto riportato nella denuncia, il comandante avrebbe anche soprannominato il carabiniere “Gulash”, storpiando il suo vero nome, e ciò anche di fronte ai figli minori del militare, causando imbarazzo e disagio.
Il carabiniere ha inoltre segnalato un provvedimento amministrativo, firmato dal suo comandante, che considera ingiusto e pretestuoso, avvenuto a seguito di un errore comune. La situazione è aggravata dal fatto che, nonostante le segnalazioni al Comando Generale dell’Arma e al Comando Legione, non sono stati intrapresi provvedimenti adeguati da parte dell’Arma dei Carabinieri, come sottolineato nell’esposto all’Anac.
La risposta del Comando generale dei carabinieri
“Appreso il fatto, è stata immediatamente informata l’autorità giudiziaria e, d’intesa con la stessa, sono in corso i dovuti accertamenti”: ha spiegato il Comando generale dei carabinieri. “Parallelamente si stanno valutando gli opportuni provvedimenti amministrativi a tutela del militare. Da subito il superiore diretto del comandante di compagnia ha avocato a sé tutte le competenze relative alla gestione degli aspetti di natura disciplinare e di valutazione del militare”.
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