Carabiniere condannato per 11 ore di straordinario. “Ha usato il computer a casa, non in ufficio”
Si è concluso al tribunale di Cuneo il processo all’appuntato dei Carabinieri F. B. in servizio a Mondovì, che si era fatto pagare undici ore di straordinario, per l’ammontare di 132 euro lordi, per la redazione di alcuni verbali di incidenti stradali che però il militare avrebbe scritto a casa e non in ufficio, come richiesto dal regolamento per il pagamento di ore di lavoro straordinario.
I fatti risalgono ai mesi di maggio e giugno 2016, quando il militare avrebbe presentato la nota di ore di lavoro straordinario utilizzate per la compilazione di verbali di incidenti stradali e di un sopralluogo per un furto. Dopo le testimonianze dei colleghi che nelle udienze scorse hanno dichiarato di non aver visto il collega nelle date in cui risultavano eseguiti i depositi dei verbali.
“Quando rientriamo dalle ore di pattugliamento – ha spiegato oggi (mercoledì 21 ottobre) in aula il militare – dovremmo compilare i verbali degli incidenti stradali rilevati, ma i computer disponibili con l’apposito programma per la compilazione delle relazioni sono pochi per le 14 pattuglie in servizio sul territorio e allora i verbali li compiliamo nelle ore successive tornando in caserma fuori dal nostro orario di servizio”.
Il falso ideologico in atti pubblici contestato dall’accusa non riguardava però i tempi di compilazione del verbale, ma il luogo, poiché l’accusa contestava all’appuntato di aver compilato quei verbali a casa e non in ufficio.
“Il lavoro straordinario – ha concluso il pubblico ministero Attilio Offman – va svolto in caserma e non a casa perché altrimenti non può essere pagato come straordinario. Nella sua abitazione è stato sequestrato il computer con cui scriveva i verbali”. Per questo l’accusa ha chiesto una condanna a un anno e quattro mesi di reclusione.
“Una vicenda triste – ha concluso il difensore del Carabiniere – perché il mio assistito ha commesso una violazione per eccesso di zelo, per riuscire a portare a termine il lavoro in tempi brevi dato che i computer in caserma erano pochi”. Per questo ha chiesto il riconoscimento delle attenuanti e il minimo della pena. Il collegio dei giudici ha condannato il militare a un anno di pena con la condizionale, riconoscendolo colpevole solo di alcuni episodi contestati.
Redazione articolo a cura di Camilla Pallavicini per la Guida.it