Perseguita l’amante, carabiniere a processo. Rinviato a giudizio per stalking e messaggi in chat falsificati
Quando lo stalker è un carabiniere. E’ per quel reato che il militare, all’epoca in forza a Rimini da tempo trasferito in un altra città, è stato rinviato a giudizio dal giudice riminese che ha fissato l’udienza preliminare al prossimo 6 ottobre. A questo reato, ora si è aggiunto anche quello di truffa aggravata, un’imputazione coatta fatta dal gip dopo che, secondo l’accusa, avrebbe falsificatato una serie di messaggi su WhatsApp. Vittima della persecuzione, la sua ex amante, rappresentata dall’avvocato Piero Venturi, costituitasi parte civile.
I fatti risalgono al 2016 e sono andati avanti per parecchio tempo. Lui, 51 anni, lei, 41, entrambi sposati, si conoscono e finiscono per innamorarsi. Nasce una relazione che va avanti senza che i rispettivi coniugi ne sappiano niente. Lei fa l’imprenditrice e ha soldi a disposizione, ed è così che, secondo la ricostruzione fatta dall’accusa, il carabiniere le chiede un prestito di 30mila euro. Gli servono per mettere su una piccola attività imprenditoriale insieme a un socio. Sono amanti e lei non gli rifiuta il prestito, con l’accordo che quei soldi verranno comunque restituiti.
Ma il tempo passa e la donna non vede indietro un euro, mentre nel frattempo anche il loro rapporto si ‘raffredda’. Lei comincia quindi a chiedere la restituzione della cifra che gli ha prestato e se all’inizio lui fa orecchie da mercante, di fronte alle sue insistenze, il militare le si rivolta contro. Secondo il racconto dell’imprenditrice, l’uomo comincia a inviarle una serie di messaggi e di mail piene zeppe di minacce che si fanno via via sempre più pesanti. Dopo averla avvertita che se continua così racconterà tutto a suo marito, ci mette il carico pesante. Il tenore dei messaggi diventa preoccupante: “Cos’è più importante per te, i soldi o la vita?”, “Tu tocca di nuovo il mio lavoro e non vedrai la luce di domani…”, “Nessuno ti può salvare, lo faccio e basta, ricordati che se tocchi ancora il mio lavoro, io ti taglio la testa e la porto in caserma”, e via su questo tono.
Lei è spaventata e arrabbiata, e decide di denuncialo. Il militare finisce sotto inchiesta per stalking, ma deve affrontare anche il giudizio civile in cui l’ex amante chiede la restituzione di quei soldi. E sarebbe stato in quel processo che il carabiniere avrebbe prodotto una serie di chat via WhatsApp, poi risultate alterate. Di qui anche l’imputazione di truffa aggravata.
Redazione articolo il Resto del Carlino