PERCHÉ IL GOVERNO CONTE AMA LA GUARDIA DI FINANZA
Il governo Conte predilige la Guardia di Finanza nei ruoli chiave del sicurezza? E’ il dubbio sollevato in un articolo di Giovanna Predoni per Lettera43 che pubblichiamo di seguito. Vi sarebbe solo da aggiungere che Di Maio ha nominato un generale dell’Arma dei carabinieri (Alestra) all’ispettorato Nazionale del Lavoro, clicca qui per leggere l’articolo.
I nonni dicevano: bersagliere a 20 anni, bersagliere tutta la vita. Deve funzionare pure per la Guardia di finanza. Highlander, al secolo Rolando Mosca Moschini (nel 2019 compie 80 anni, da qui il nickname), deve aver lavorato non poco per monopolizzare i vertici dei Servizi segreti con uomini delle Fiamme gialle. Di lui, che è stato Comandante della Finanza e che da 12 anni ha messo radici al Quirinale, si racconta lo straordinario attivismo per promuovere Gennaro Vecchione al Dis e Luciano Carta all’Aise: già entrambi in carriera quando Highlander comandava i “canarini”.
⌈Il Generale di Corpo d’Armata Rolando Mosca Moschini, 31° Comandante Generale della Guardia di Finanza, è nato a Terni il 9 marzo del 1939.Dopo aver comandato il 3° Corpo d’Armata, ha assunto il comando della Guardia di Finanza il giorno 11 gennaio 1997.⌋
Ma lo strapotere dei finanzieri in divisa nell’epoca giallo-verde non si ferma qui. Anche il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Antonio Maggiore, viene dalle Fiamme gialle. Come diceva Agatha Christie: un indizio è un indizio, due indizi sono due indizi, tre indizi sono una prova. Tradotto: il governo Salvimaio ama i “canarini”. Qualcuno ricorda, però, che i canarini venivano usati nelle miniere per capire se c’erano fughe di gas. Una circostanza che la dice lunga sulla stabilità di governo. In altre parole, è come se Matteo Salvini e Luigi Di Maio usassero i generali delle Fiamme gialle come si utilizzavano i canarini nelle miniere (e paragonare il governo alle miniere è puramente voluto). Insomma, devono garantire all’esecutivo Conte la sopravvivenza in caso di fughe di gas (o di notizie).
IL MINISTRO TRENTA ALL’ANGOLO
Questa egemonizzazione delle poltrone da parte della Guardia di finanza, tra l’altro, abbandona nello sconcerto gli uomini delle Forze armate e affida all’oblìo il ruolo di Elisabetta Trenta, ministro della Difesa, che non fa (o non può fare) nulla per tutelare gli uomini con le stellette. Per chiarire. Anche la Guardia di finanza ce le ha, ma non fa parte delle Forze armate: dipende dal ministero dell’Economia. La distonia della nomina dei vertici dei Servizi segreti, poi, si scontra anche con l’utilizzo dei reparti speciali militari nei teatri di guerra. Con una legge della passata legislatura i nostri “rambo” sono stati autorizzati a operare come 007 a tutti gli effetti. Ora, però, la linea di comando è cambiata. Prima li guidava qualcuno che, comunque, era uscito dall’Accademia militare. Ora lo farà uno che è uscito da quella della Finanza di Bergamo. E non è la stessa cosa per chi è sul terreno. Poi c’è un altro problema. Che fine farà Alberto Manenti? È possibile che l’uomo che custodisce una biblioteca di faldoni sui misteri italici possa andare ai giardinetti? Difficile. Allora forse è il caso di allacciare le cinture. Perché, dove non arriva lo spread potranno arrivare i segreti svelati… E forse i “canarini” non saranno sufficienti a tamponare le fughe di gas. (Lettera43)