DORMIVANO IN SERVIZIO, CONDANNATI 22 POLIZIOTTI
confermate dalla corte d’Appello di Venezia per tutti i 22 agenti della
questura di Rovigo che il 26 ottobre del 2011 vennero già condannati in primo
grado davanti al tribunale di Rovigo, per non avere svolto con regolarità il
servizio notturno in volante.
servizio per dormire durante le ore di pattugliamento della città, falsificando
i documenti presentati sul loro operato. Per 13 di loro, però, è stata
parzialmente riformata la sentenza di primo grado, venendo assolti sul capo
d’accusa che prevedeva l’abbandono del posto di servizio, ritenendo
insussitente l’aggravante dell’interruzione di servizio, visto che sarebbero
rientrati in questura al posto di presidiare il territorio.
stata ridotta di circa 4-6 mesi in base alla loro posizione.
stata confermata la sentenza di primo grado per truffa, falso e abbandono del
posto di servizio per Lorenzo Abatescianni (1 anno e 15 giorni); Graziano
Barbierato (1 anno); Barbara Barotti (1 anno); Claudio Cianfanelli (11 mesi e
10 giorni); Siro Lazzarini (10 mesi); Giovanni Leo (10 mesi); Luciano Luciani
(1 anno e 15 giorni); Paolo Rosso (11 mesi e 15 giorni); Luigi Zerbinati (11
mesi e 10 giorni). A difenderli i legali Fabio Pinelli e Sandra Passadore. Pene
ridotte invece per gli altri tredici agenti, a cui non viene riconosciuto
l’abbandono del posto di lavoro: per Davide Bellucco 19 mesi e 20 giorni,
Fabrizio Benetti un anno e 20 giorni, Michele De Gennaro un anno e 25 giorni,
Matteo Equisetto 16 mesi, Francesco Franzolin 1 anno, 2 mesi e 5 giorni, Sandro
Luigi Gallinaro 18 mesi, Stefano Girotto 9 mesi e 10 giorni, Riccardo Panagin 1
anno, 4 mesi e 20 giorni, Stefano Rezzadore 21 mesi e 15 giorni, Tiziano Sasso
1 anno e 8 mesi, Dimitri Toniato 1 anno, 10 mesi e 20 giorni, Alessandro
Trivellato 1 anno, 3 mesi e 5 giorni, Francesco Zambolin 2 anni e 7 mesi.
Palmiro Tosini, Paola Malasoma, Massimo Zuppa, Francesco Zarbo. Per tutti è
stata riconosciuta la sospensione della pena e la non menzione, e tutti gli
avvocati annunciano il ricorso in Cassazione. L’indagine era stata svolta dalla
stessa squadra mobile polesana, ed era partita da una denuncia di un
appartenente alle forze dell’ordine. Per i 22, 23 inizialmente ma uno di loro è
stato assolto con formula piena, il pm titolare dell’inchiesta aveva ottenuto
dal giudice il giudizio immediato.

 
			