MENTRE STATALI LOTTANO PER POCHI EURO DI AUMENTO, ALLA CAMERA ALZANO STIPENDI FINO A 480MILA EURO
Da settimane si sussegue il tira e molla tra governo e sindacati dei dipendenti statali, tra i quali militari e forze di polizia, per concertare l’aumento degli stipendi bloccati da dieci anni. Mentre da un lato si cerca di digerire poche decine di euro di aumento, dall’altro una pioggia di aumenti consistenti sarà destinata ai dipendenti della Camera e del Senato.
Gli stipendi dei dipendenti di Camera e Senato aumenteranno a partire dal 1 gennaio 2018 ma non solo, per la metà di essi gli aumenti saranno tali da sforare i tetti in vigore fino al 2017. In totale si spenderanno 175 milioni di euro con un aumento di 4 milioni e mezzo sul 2017. A sottolinearlo è Dirstat, la rappresentanza della dirigenza del pubblico impiego che rimarca come “tutto questo avviene a Camere chiuse”. Aumenti che interesseranno anche i dipendenti della Regione Sicilia ai quali verrà corrisposta a fine gennaio “la retribuzione identica a quella dei dipendenti del Senato della Repubblica, ripristinata sui livelli precedenti”.
In particolare, le retribuzioni del 44% dei 137 funzionari di Camera e Senato, una sessantina, sforeranno il tetto di 240.000 euro arrivando in alcuni casi alla cifra record di 480.000 euro lordi. A scendere la metà dei 249 documentaristi supererà il tetto di 166.000 euro, la metà anche dei 265 segretari parlamentari supererà il tetto di 115.000 euro e il 50% dei 317 assistenti parlamentari (commessi, barbieri, ex addetti alla buvette e al ristorante) supererà il tetto di 99.000 euro.
Gli aumenti si devono a una sentenza di “giurisdizione domestica” che ha ripristinato e aumentato gli stipendi già congelati. Come annunciato ad aprile 2017, dal 1 gennaio 2018, il trattamento economico del personale del Parlamento (Camera dei Deputati e Senato della Repubblica) sarà ripristinato ai livelli precedenti (2015) e aumentato.
“I 1012 ricorsi dei dipendenti della Camera, prodotti alla Camera stessa, – sostiene Arcangelo D’Ambrosio, segretario generale Dirstat, – contro il congelamento degli stipendi sono stati accolti dalle Commissioni giurisdizionali per il personale che agiscono nei due rami del Parlamento in regime di autodichia (cosiddetta giurisdizione domestica), riconosciuta dal vigente ordinamento italiano soltanto a taluni organi costituzionali quali la Corte Costituzionale e il Parlamento che, ha sancito, con 3 sentenze l’assoluta temporaneità dei tagli che sono cessati al 31 dicembre 2017”. Ma allora, sostiene D’Ambrosio “perché non a tutti come ad esempio la Presidenza della Repubblica e la Presidenza del Consiglio dei Ministri?”.
Giunge notizia che anche ai dipendenti della regione Sicilia verrà corrisposta a fine gennaio la retribuzione “identica a quella dei dipendenti del Senato della Repubblica, ripristinata sui livelli precedenti e tutto questo avviene a Camere chiuse” rimarca il segretario.