Chi sono i fratelli Ramponi, accusati di avere fatto saltare in aria la loro casa.
I fratelli Ramponi vivevano in un casolare agricolo fatiscente in via San Martino a Castel D’Azzano (Verona). Avrebbero dovuto lasciarlo da tempo. C’erano stati vari tentativi di sgombero, andati sempre a vuoto.
Già nell’ottobre del 2024 i fratelli avevano saturato di gas il casolare. In quell’occasione lo sgombero era stato rinviato, gli ambienti erano stati arieggiati e tutto si era risolto senza incidenti. Considerando l’intervento “a rischio” oggi erano stati inviati sul posto militari dei reparti speciali di Padova e Mestre, supportati dagli agenti di polizia delle unità operative di primo intervento. In affiancamento c’erano vigili del fuoco e squadre di soccorso dell’ospedale.
Sarebbe stata Maria Luisa a innescare materialmente l’esplosione mentre i fratelli erano barricati in una stalla. Lei e il fratello Dino sono rimasti feriti e sono stati bloccati subito, Il più grande era riuscito a scappare, ma poi è stato bloccato. Sono tutti stati arrestati. I vigili del fuoco hanno scoperto che in casa avevano bombole di gas e quel che resta di molotov. Cinque bombole in tutto erano state collocate in più stanze della casa.I fratelli Ramponi sono accusati di omicidio premeditato e volontario, ma potrebbero rispondere anche di strage. “Valuteranno i carabinieri al momento dell’arresto, direi che almeno secondo noi non c’è dubbio”, ha detto il procuratore capo di Verona Raffaele Tito al termine di un sopralluogo.
I guai dei fratelli Ramponi iniziati col mutuo
I fratelli Ramponi sostenevano di essere stati “ingannati” e che la sentenza del tribunale che li sfrattava dal casolare era sbagliata. La vicenda nasce da un mutuo che avrebbero sottoscritto nel 2014, con l’ipoteca di campi e casa. I tre avevano però sempre sostenuto di non aver mai firmato i documenti per il prestito, e che anzi le firme erano state contraffatte. L’iter giudiziario era però arrivato fino alla decisione di esecuzione dell’esproprio.
Il procuratore: “Doloroso vedere i carabinieri col lenzuolo sul viso…”
“Una tragedia incredibile – dice lo stesso Tito -. Dovevamo eseguire un decreto di perquisizione, si cercavano anche delle bottiglie molotov. Carabinieri e polizia hanno cercato di agire in massima sicurezza e con tutte le attrezzature necessarie. Ma l’esito è stato inaspettato e molto doloroso. Sono abbastanza vecchietto, ma una cosa che mi ha colpito moltissimo è stata vedere i carabinieri in divisa con il lenzuolo sopra sulla faccia. Questa è stata la cosa che più mi ha colpito e devo dire che mi vengono le lacrime negli occhi”.
Il vicino di casa: “Dicevano: ‘Ci facciamo saltare in aria’”
Lo stato dei fratelli Ramponi era noto a tutti. “Sapevamo che la situazione era disastrosa. Si erano cosparsi di benzina l’ultima volta. Avevano perso tutto ormai… Vivevano senza corrente, senza gas, vivevano come dentro a una grotta. Sapevamo tutti che era una situazione difficile, e già in 4/5 occasioni avevano preannunciato il peggio. Ora che gli avevano pignorato tutto dicevano ‘piuttosto che lasciare casa ci facciamo saltare in aria’”, ha detto all’Agi un vicino di casa.
