Recuperi compensativi all’estero: l’Aeronautica Militare resta ferma al palo
Il comunicato del SIULM: il diritto c’è, ma non si applica
Roma, 11 settembre 2025. Con il Comunicato stampa n. 68/2025, il SIULM Aeronautica rompe il silenzio e denuncia un grave ritardo: a oltre un mese dalla disposizione dello Stato Maggiore della Difesa, che ha riconosciuto la possibilità di usufruire dei recuperi compensativi anche all’estero, l’Aeronautica Militare non ha ancora diffuso la circolare attuativa.
Il principio, fissato dal documento interforze, è chiaro: il recupero fuori dai confini nazionali non incontra ostacoli ed è da considerarsi alla stregua della licenza ordinaria. Eppure, tra carta e realtà, c’è ancora un muro che i militari non riescono a sfondare.
Diritti riconosciuti ma sospesi: la frustrazione dei militari
Il SIULM sottolinea che, nonostante il chiaro via libera dello Stato Maggiore della Difesa, i militari in missione restano privati di un diritto elementare: poter recuperare ore di lavoro eccedenti. “Non è più accettabile – denuncia il sindacato – che a fronte di un pronunciamento inequivocabile l’Aeronautica continui a rimanere immobile”.
Il richiamo è forte: diritti senza attuazione non sono diritti, ma solo promesse svuotate di sostanza.
L’appello al Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica
Con una nota formale, il SIULM Aeronautica si è rivolto direttamente al Capo di Stato Maggiore dell’Arma Azzurra chiedendo l’immediata emanazione di una circolare operativa. L’obiettivo è fornire al personale certezze normative e garantire uniformità di trattamento, senza lasciare ai singoli comandi l’onere di interpretazioni arbitrarie.
“È doveroso – insiste il sindacato – assicurare ai colleghi pari diritti e chiarezza normativa. Non si possono lasciare sospesi diritti fondamentali dei militari all’estero”.
La divisa unisce, ma le norme devono valere per tutti
Dietro il comunicato c’è una realtà che non può più essere ignorata: il rischio di una disparità silenziosa tra chi opera entro i confini nazionali e chi serve lo Stato all’estero sotto la stessa bandiera. La questione non riguarda solo qualche giorno di riposo in più, ma il riconoscimento della dignità lavorativa e la certezza giuridica per tutti i militari.
E qui la contraddizione diventa bruciante: mentre per i militari che operano nelle ambasciate il diritto al recupero è stato riconosciuto dal TAR, nei contigui uffici militari delle stesse ambasciate lo stesso diritto resta ancora negato. Un cortocircuito normativo e organizzativo che suona come una beffa per chi indossa la divisa.
Conclusione redazionale
Il nodo dei recuperi compensativi non è un dettaglio burocratico, ma un banco di prova per la coerenza dell’Amministrazione. Possibile che un pronunciamento interforze resti lettera morta nei cassetti dell’Aeronautica? Possibile che la tutela dei lavoratori in divisa si fermi al “vedremo”?
Il rischio è che, ancora una volta, i diritti rimangano scritti sulla carta ma negati nei fatti. Sul punto, non possiamo non richiamare la clamorosa pronuncia del TAR Campania, che ha riconosciuto ai Carabinieri in servizio nelle ambasciate il diritto al recupero anche quando escluso dalla retribuzione straordinaria. Una lezione di diritto e di buon senso che dovrebbe illuminare anche i vertici dell’Aeronautica: le ore lavorate in più non possono sparire nel nulla.
Eppure, mentre nei corridoi diplomatici il principio del recupero si afferma con forza, nei vicini uffici militari delle stesse ambasciate i colleghi restano esclusi da quella tutela. Due mondi separati da una stessa scrivania, ma con diritti diversi: un’ingiustizia palese che mina la credibilità stessa delle istituzioni.
La palla ora è nelle mani dell’Amministrazione. O sceglie di dare seguito alle disposizioni dello Stato Maggiore della Difesa, garantendo ai militari diritti concreti e non “fantasmi”, oppure resterà prigioniera di una burocrazia che calpesta chi serve il Paese con la divisa addosso.
👉 E voi, a chi dareste ragione: al buon senso del TAR o all’immobilismo della gerarchia? Leggi qui l’analisi di Infodifesa.
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