Vertice in Alaska, Trump e Putin si stringono la mano ma la pace resta lontana
Tre ore di faccia a faccia: “costruttivo”, ma nessun accordo
È durato tre ore il vertice tra Donald Trump e Vladimir Putin ad Anchorage, in Alaska. Un summit che i due leader hanno definito “costruttivo” e “produttivo”, ma che si è concluso senza alcun accordo concreto sulla guerra in Ucraina. “Non c’è l’accordo finché non c’è l’accordo”, ha tagliato corto Trump, parlando di “pochissimi problemi ancora irrisolti”.
Il presidente russo, parlando in inglese, ha colto l’occasione per invitare Trump a Mosca, auspicando che l’incontro possa aprire la strada a una futura pace. Ma il gelo resta.
Il nodo Ucraina e le ombre di Mosca
Se Trump ha evitato di pronunciare le parole “cessate il fuoco” – un’assenza notata dai media americani come il New York Times – Putin ha rilanciato una narrativa storica destinata a far discutere. Il leader del Cremlino ha parlato dell’“eredità russa dell’Alaska”, ricordando le radici ortodosse e i nomi delle città, collegandole al concetto di “mondo russo” che da anni rivendica per l’Ucraina.
Nel frattempo, la realtà del conflitto ha parlato da sola: durante la notte, mentre i due presidenti trattavano, Mosca ha lanciato 85 droni e un missile contro il territorio ucraino.
Le regioni colpite: Sumy, Donetsk, Chernihiv e Dnipropetrovsk. Le difese ucraine hanno abbattuto 61 droni, ma i restanti hanno lasciato nuove ferite.
Diplomazia Ue in allerta: vertice alle 9.30
Oggi, alle 9.30 del mattino, gli ambasciatori dell’Unione europea si riuniranno per valutare l’esito del summit e fare il punto sulle relazioni commerciali con Washington, in particolare sul dossier dazi. Bruxelles guarda con attenzione a un possibile allineamento tra Stati Uniti e Russia che potrebbe rimescolare le carte non solo sul fronte della guerra, ma anche su quello economico.
Zelensky escluso, ma Trump promette contatti
Trump ha promesso che informerà nei prossimi giorni i vertici della NATO e il presidente Zelensky sull’esito del vertice. Ma da Kiev, al momento, nessun commento ufficiale. L’unico gesto simbolico è arrivato da Melania Trump, che ha fatto consegnare a Putin una lettera in cui ha sollevato il dramma dei bambini coinvolti nel conflitto. Un’iniziativa lodata da Andriy Yermak, capo dell’ufficio presidenziale ucraino, che ha parlato di “cura e sostegno preziosi”.
Reazioni: Putin sorride, Bolton affonda
Mentre il capo negoziatore russo Kirill Dmitriev parlava di summit “molto produttivo” e di prospettive economiche comuni, da Washington l’ex consigliere alla sicurezza nazionale John Bolton ha lanciato la sua stoccata: “Trump non ha perso, ma Putin ha chiaramente vinto.”
Bolton ha sottolineato come il presidente americano sia uscito senza risultati concreti, “solo con la promessa di nuovi incontri”, mentre Putin ha ottenuto legittimazione internazionale e nessuna concessione sul fronte militare.
Il Papa: “Non arrendersi alla logica delle armi”
A Castel Gandolfo, durante l’Angelus, papa Leone XIV ha ricordato ancora una volta il valore della pace, invitando a non cedere “al prevalere della logica del conflitto e delle armi”. Un monito che riecheggia forte mentre la diplomazia arranca e i missili continuano a cadere sull’Ucraina.
Editoriale | Trump a mani vuote, Putin con un sorriso
Il vertice in Alaska è stato presentato come un passo verso la pace, ma nella sostanza ha lasciato Trump senza trofei e Putin con una passerella diplomatica. Il tycoon, ossessionato dall’idea di un Nobel per la pace e si è ritrovato a fare promesse vaghe, senza però dirne nulla. Il Cremlino, invece, ha usato l’occasione per riaffermare la sua narrazione storica e mostrarsi come interlocutore indispensabile.
Putin ha ottenuto ciò che voleva: mostrarsi come interlocutore indispensabile, rilanciare la sua narrativa storica e uscire dalla sala stampa con il sorriso di chi non ha ceduto nulla.
Se questo era il summit che doveva segnare la svolta, il bilancio è amaro: Trump ha recitato la parte del mediatore, ma Putin quella del regista. E mentre i due si stringevano la mano davanti alle telecamere, in Ucraina piovevano droni e missili. La pace, ancora una volta, è rimasta fuori dalla porta.
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