Carabinieri

Carabiniere Arrestato: Mille Euro al mese dal Clan per favori e informazioni

Un luogotenente dei carabinieri è stato arrestato con l’accusa di aver ricevuto denaro e regali dal clan criminale operante nella “167” di Arzano, in cambio di favori, informazioni riservate e agevolazioni. L’indagine ha portato all’esecuzione di diverse ordinanze di custodia cautelare che hanno colpito il vertice dell’organizzazione criminale attiva nella zona a nord di Napoli.

Lo “stipendio” mensile e i regali extra

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, il sottufficiale, all’epoca in servizio presso la tenenza di Arzano e attualmente nei ranghi della Dia di Napoli, avrebbe percepito mille euro al mese per anni, consegnati direttamente dal reggente di turno del clan. Oltre allo “stipendio” fisso, emergono anche compensi straordinari: in due occasioni documentate, avrebbe ricevuto somme di 3.000 e 2.000 euro.

La “retribuzione” non si limitava al denaro: dai verbali dei collaboratori di giustizia risultano anche regali come abiti, bottiglie di vino pregiate, interventi di manutenzione domestica, verniciatura, cambio pneumatici e pezzi di ricambio per le auto della sua famiglia. Nonostante questa varietà di benefit, i pentiti riferiscono che il militare “voleva solo soldi”.

Le contestazioni e gli episodi incriminati

L’ordinanza di custodia cautelare in carcere ha colpito, oltre al militare dell’Arma, anche Aldo Bianco, Giuseppe e Mariano Monfregolo, figure di vertice dell’organizzazione criminale. Le indagini hanno ricostruito diversi episodi che datano dal 2016, quando il luogotenente avrebbe omesso di inserire tempestivamente nella banca dati il provvedimento di sorveglianza speciale a carico di Pasquale Cristiano, boss noto per essersi presentato alla comunione del figlio in Ferrari e successivamente diventato collaboratore di giustizia.

Il carabiniere avrebbe inoltre redatto una falsa relazione di buona condotta per lo stesso Cristiano nel periodo in cui era sottoposto alla sorveglianza speciale, chiedendo poi un compenso aggiuntivo dopo la revoca del provvedimento.

L’informatore del clan

Particolarmente gravi le accuse relative al dicembre 2017, quando il militare avrebbe omesso di eseguire un decreto di fermo emesso dalla Procura di Napoli nei confronti di alcuni esponenti del gruppo criminale. Nel febbraio 2018 avrebbe avvisato dell’imminente esecuzione di un’ordinanza, permettendo la fuga e la latitanza di due indagati.

Il luogotenente si sarebbe anche occupato di far sparire prove dal rifugio di un latitante e di rimuovere dispositivi di registrazione video. Durante le indagini sul clan, avrebbe rappresentato un vero e proprio informatore interno, avvisando i criminali del monitoraggio video delle loro abitazioni e rivelando persino le modalità operative con cui gli investigatori camuffavano l’installazione di telecamere.

Ai coinvolti sono stati contestati, a vario titolo, i reati di rivelazione di segreto d’ufficio, corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, associazione e finalità mafiosa. Per il militare e tre esponenti del clan è stata disposta la custodia cautelare in carcere.

Infodifesa è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale

Cosa Aspetti? Al costo di meno di un caffè al mese potrai leggere le nostre notizie senza gli spazi pubblicitari ed accedere a contenuti premium riservati agli abbonati – CLICCA QUI PER ABBONARTI

error: ll Contenuto è protetto