RIFORMA DELLA POLIZIA LOCALE. NON SERVE UNA NUOVA LEGGE, SERVE UN CONTRATTO
Di Col. (ris.) della GdF Sergio De Santis
Conigliere Nazionale UPLI
È oramai da decenni – è dalla XVI legislatura che si parla sempre più insistentemente della necessità di una riforma delle Polizie Locali – che le forze politiche e gli stessi addetti ai lavori si confrontano periodicamente sulla necessità, per i più oramai non procrastinabile, di mettere definitivamente mano alla legge 7 marzo 1986, n. 65 (“Legge quadro sull’ordinamento della polizia municipale”).
Negli ultimi 20 anni sono state spese molte parole e fiumi di inchiostro per adeguare il quadro normativo di riferimento che, vista comunque la sua longevità, era sicuramente innovativo al punto da essere attuale ancora oggi nei principi generali, anche se oramai desueto visto l’ingresso a pieno titolo delle Polizie Locali nel comparto sicurezza, ed in particolare in quello definito sicurezza urbana, disciplinata compiutamente da una serie di decreti-legge, tra cui sicuramente il più innovativo il DL 20 febbraio 2017 n. 14 (“Disposizioni urgenti in materia di sicurezza delle città”), convertito in legge con modificazioni dalla L. 18 aprile 2017, n. 48, meglio conosciuto come “Decreto Minniti” sulla sicurezza urbana, dal nome del Ministro dell’Interno pro-tempore.
Tale decreto, tra le altre importanti innovazioni, ha definito un modello di sicurezza integrata, con particolare riguardo alla collaborazione tra le forze di Polizia Statali e la Polizia Locale.
LE PROPOSTE DEGLI SCHIERAMENTI POLITICI: PURA DEMAGOGIA A DISCAPITO DEGLI APPARTENENTI ALLE POLIZIE LOCALI
Ad oggi, è giacente in Parlamento il disegno di legge del Governo, C. 1716, che conferisce una delega al Governo per la revisione complessiva della materia. A questo disegno di legge sono abbinate quattro proposte di legge di iniziativa parlamentare (C. 125 Bordonali, C. 600 Rampelli, C. 875 Deborah Bergamini e C. 1727 Paolo Emilio Russo).*
Per l’UPLI (Unione Polizie Locali Italiane), associazione nazionale di categoria che conta migliaia di iscritti in tutta Italia, tra appartenenti alle Polizie Locali ed alle altre Forze di Polizia dello Stato, oltre che magistrati, avvocati e docenti universitari, le proposte di legge di riforma che si sono succedute in questi anni mancano tutte di una reale visione e di un ruolo definito per la Polizia Locale, costituite quasi sempre da proposte demagogiche declinate in una serie di articoli persino sconnessi tra di loro. La verità è che tutti gli schieramenti supportano i propri sindaci, che vogliono sempre più una polizia (locale) politica che sia un braccio operativo degli interessi delle amministrazioni. Per questo non fanno più notizia i casi di comandanti sostituiti, trasferiti a ruoli amministrativi, revocati, licenziati per la sola colpa di non aver obbedito agli ordini della politica, con buona pace della legalità.
LA PROPOSTA DELL’UPLI
Una idea semplice ma rivoluzionaria quella avanzata dall’UPLI: un contratto autonomo, separato da quello degli Enti locali, senza confluire nella legge 121/81 (“Nuovo ordinamento dell’Amministrazione della pubblica sicurezza”), nella quale l’Associazione ha sempre evidenziato che chi ci vuole entrare, non la conosce affatto.
La Polizia Locale è una vera forza di polizia, ha una sua identità, una lunga e gloriosa storia e, pertanto, ha diritto a un suo contratto pienamente equiparato nelle retribuzioni e nelle tutele assistenziali e previdenziali a quello delle altre forze di polizia, ma autonomo. Ha diritto altresì a una vera indipendenza dalla politica e ad una organizzazione almeno regionale, che consenta una carriera meritocratica e non politica e, soprattutto, a una progressione che avvenga solo dall’interno.
Di fatto, l’UPLI chiede di mantenere in vita la legge-quadro del 1986 – con alcuni correttivi – procedendo all’istituzione di un vero e proprio contratto collettivo nazionale per la Polizia Locale, separato e indipendente dall’attuale CCNL Regione e autonomie locali, ed equiparato ai trattamenti retributivi, assistenziali e previdenziali del comparto sicurezza.
GLI ULTERIORI CORRETTIVI
Il legislatore, sempre secondo l’UPLI, non dovrebbe poi far altro che adeguare con pochi semplici interventi le norme oramai desuete:
- Qualifica di polizia giudiziaria permanente (modifica art. 57 c.p.p.);
- Qualifica di agente ausiliario di pubblica sicurezza acquisita ope legis (abrogazione art. 5 c. 2 l. 65/1986);
- Gradi ed uniformi eguali per tutta la Polizia Locale italiana (abrogazione art. 9 l. 65/1986);
- Competenza regionale delle qualifiche della Polizia Locale (modifica art. 5 c. 1 l. 65/1986);
- Polizia Locale forza principale di polizia stradale in ambito urbano, assieme alla specialità polizia stradale della Polizia di Stato in ambito extraurbano (modifica art. 12 c. 1 CdS).
Fonte: “Dossier n. 332 – redatto dal Servizio studi della Camera dei deputati”.
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