Militari come pubblici ufficiali: i dettagli della proposta che cambia Strade Sicure
La proposta di legge presentata il 12 marzo 2024 da un gruppo di deputati guidati da Chiesa ed ora all’esame in Commissione Difesa mira a colmare un vuoto normativo riguardante lo status dei militari impiegati nel controllo del territorio. L’iniziativa legislativa nasce dalla necessità di proteggere il personale militare, sempre più spesso vittima di aggressioni fisiche e resistenza durante il servizio.
Le nuove competenze
Il testo, composto da un unico articolo, modifica il decreto-legge 92/2008 conferendo ai militari non appartenenti all’Arma dei Carabinieri il ruolo di pubblico ufficiale. Questo permetterebbe loro di effettuare identificazioni e perquisizioni immediate di persone e mezzi, pur mantenendo l’esclusione delle funzioni di polizia giudiziaria.
Il quadro giuridico
La proposta prevede che i militari possano accompagnare le persone presso gli uffici di Polizia o Carabinieri per completare gli accertamenti. Significativo il richiamo alla sentenza della Cassazione n.5986/1986, che già riconosceva come pubblici ufficiali i militari in servizio presso le caserme con compiti operativi essenziali dello Stato.
Gli ambiti operativi
Le nuove disposizioni si applicherebbero al personale impiegato non solo nel controllo del territorio, ma anche nella sorveglianza di punti sensibili e presso i centri per l’immigrazione, come CPA e CPR. Tuttavia, questa estensione di poteri solleva interrogativi sulla preparazione specifica necessaria e sulla possibile sovrapposizione di competenze con le forze di polizia tradizionali.
I nodi da sciogliere
Resta da vedere come questa riforma, nata per proteggere i militari, possa tradursi in pratica senza trasformarli in “poliziotti improvvisati”. L’assenza di una formazione specifica in tecniche investigative e diritto penale, unita alla mancanza di strutture dedicate, rischia di creare più problemi di quanti ne risolva. Il confine tra sicurezza e competenza diventa sempre più sottile, mentre la sovrapposizione di ruoli tra forze dell’ordine potrebbe generare cortocircuiti operativi difficili da gestire.
L’assenza di una formazione specifica in tecniche investigative e diritto penale potrebbe trasformarsi in un boomerang, esponendo il personale militare a potenziali procedimenti penali e contenziosi legali. Senza adeguate tutele legali e coperture economiche per le spese processuali, i militari potrebbero trovarsi a fronteggiare conseguenze personali e patrimoniali rilevanti, proprio mentre cercano di svolgere il loro dovere in un ruolo per il quale non sono stati originariamente formati.
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