Ramy, parla l’ex capo della polizia: “L’inseguimento non è stato fatto in modo corretto”
Non andava condotto in questo modo l’inseguimento dei carabinieri che ha portato alla morte di Ramy Elgaml. A dirlo è l’ex capo della polizia Franco Gabrielli, delegato alla sicurezza del Comune di Milano, a 24 Mattino su Radio 24 intervenendo sul tema “Da Ramy ai fatti di Piazza Duomo. L’immigrazione a Milano finisce nella cronaca nera”.
“Esiste un principio fondamentale che è quello della proporzionalità delle azioni che devono essere messe in campo per conseguire un determinato risultato – ha detto Gabrielli parlando a Radio24-. Io posso addirittura utilizzare un’arma se è in pericolo una vita, ma se il tema è soltanto fermare una persona perché sta scappando non posso metterla in una condizione a sua volta di pericolo. Questo credo che sia una elementare principio di civiltà giuridica – ha aggiunto -. Detto questo vorrei ricordare che queste immagini sono state fornite dall’arma, a dimostrazione del fatto che i cittadini debbono essere consapevoli che le nostre forze di polizia sono fondamentalmente delle forze di polizia sane. Poi se ci sono dei comportamenti errati, se ci sono comportamenti che in qualche modo debbono essere non solo stigmatizzati, ma anche laddove integrano fattispecie di reati, perseguiti, questo è un altro discorso”.
Rischio banlieue se non si interviene sull’integrazione”
Gabrielli ha poi affrontato il tema dell’integrazione a proposito dei disordini avvenuti al Corvetto dopo la morte del giovane (sabato 11 gennaio è prevista una nuova manifestazione per ricordare Ramy).
Le vicende di piazza Corvetto a Milano “dal mio punto di vista sono solo acqua fresca rispetto a situazioni che noi saremo costretti a vivere in futuro se non si metterà mano a politiche serie strutturate di integrazione”.
Gabrielli ha poi ricordato che “io ‘denuncio’ da molto tempo come in questo Paese non si sia mai affrontato seriamente il tema dell’integrazione: c’è questo tasto sull’immigrazione clandestina che è un elemento posto in evidenza, ma qui c’è anche il problema di persone che vengono nel nostro Paese e che hanno titolo a starci perché sono regolarmente soggiornanti, ma vivono una condizione di marginalità e di esclusione che poi li spinge verso una deriva che è una deriva di illegalità e di antagonismo nei confronti della nostra società. Questo dal mio punto di vista preoccupa non solo le grandi città, ma l’intero territorio nazionale”.
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