Whatsapp al veleno contro il superiore: la Cassazione chiude il caso di un militare. Niente tenuità, è insubordinazione
(di Avv. Umberto Lanzo)
Anche fuori servizio, la disciplina militare non si spegne
Con una sentenza netta e articolata (Cass. Pen., Sez. 1, n. 5820/2025), la Corte di Cassazione ha confermato la condanna per il reato di insubordinazione con ingiuria a carico di un militare che, durante una conversazione su WhatsApp, aveva rivolto espressioni offensive e sprezzanti al proprio superiore.
La vicenda, maturata in ambito militare, ruotava attorno a un semplice ma spinoso nodo organizzativo: la pianificazione dei turni. Il militare, seccato per la perdita di un giorno di riposo, aveva reagito con una serie di messaggi dal tono beffardo, arrogante e, in alcuni passaggi, volgare, mettendo in dubbio l’imparzialità del superiore.
Nonostante la comunicazione sia avvenuta fuori dall’orario di servizio, la Corte ha ribadito un principio chiaro: la subordinazione gerarchica nel contesto militare non è “a orario”, ma struttura ogni comunicazione connessa al servizio.
I messaggi cancellati non salvano l’imputato
Tentativi maldestri e confidenza illusoria
Durante il processo, il ricorrente ha insistito sulla natura confidenziale del rapporto con il superiore, sostenendo che le espressioni usate fossero parte di un linguaggio amichevole e informale. Tuttavia, la Suprema Corte ha sottolineato come la confidenza autorizzata (uso del “tu”) non possa mai legittimare atti offensivi nei confronti di un superiore.
Ancora più rilevante, secondo i giudici, è stato il tentativo dell’imputato di cancellare parte dei messaggi, considerato un comportamento post delictum rilevante ai fini della valutazione della non particolare tenuità del fatto, come previsto dall’art. 131-bis c.p.
Nessuna particolare tenuità: ecco perché
La Cassazione respinge il ricorso punto per punto
Il ricorso è stato dichiarato infondato su entrambi i fronti. Il primo motivo, relativo al vizio di motivazione e alla presunta mancanza di dolo, è stato giudicato quasi inammissibile, in quanto mirava a sollecitare una rivalutazione di merito, attività che la Cassazione non può compiere.
Il secondo motivo, invece, puntava alla concessione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, ma è stato rigettato con una motivazione puntuale:
- la condotta non fu episodica ma prolungata;
- vi fu una reazione sproporzionata e lesiva dell’autorità gerarchica;
- nonostante i richiami del superiore, il militare ha mantenuto un atteggiamento di sfida.
La Corte ha ricordato che il giudizio di particolare tenuità non si fonda su una generica “modesta gravità”, bensì su un’analisi congiunta della condotta, dell’entità del danno e del comportamento successivo al fatto.
Parola alla Cassazione: “Tono arrogante, accuse gravi e turpiloquio. Il fatto non è tenue”
Ribadita l’importanza della disciplina nell’ordinamento militare
La sentenza della Prima Sezione Penale, redatta dalla Cons. Paola Masi e presieduta da Giacomo Rocchi, fa leva su una costante giurisprudenza:
«Nel reato militare di insubordinazione con ingiuria, integra l’offesa all’onore ogni atto o parola di disprezzo verso il superiore, perché contrari alle esigenze della disciplina militare».
Il militare, in definitiva, ha agito con consapevolezza, in relazione a un tema di servizio e nei confronti di un superiore gerarchico, ledendone la dignità e l’autorità. Non è bastato il riconoscimento di una minore capacità a delinquere per ottenere l’esclusione della punibilità: il comportamento è stato troppo grave, per forma e contenuto.
Il rigore della Corte tra disciplina e responsabilità
Spese processuali al ricorrente: caso chiuso
La sentenza chiude definitivamente la vicenda, rigettando il ricorso e condannando il militare al pagamento delle spese processuali, con un chiaro messaggio alla comunità militare e giuridica:
la libertà di espressione trova limiti precisi nell’ambito gerarchico e nella cornice della disciplina militare.
Una decisione che, al di là del caso concreto, rafforza l’idea di una giustizia militare attenta, ma inflessibile quando l’autorità e il rispetto vengono messi in discussione.
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